Sugli sci 32 mila feriti in 5 anni

Sono stati 32.449 i pazienti che si sono feriti sulle piste da sci dal 2011 al 2015 e che sono dovuti ricorrere alle cure dei pronto soccorso trentini. Di questi, più di 10 mila a Cavalese e 8.300 a Cles. Segue Tione con 3.750 accessi. Per quanto riguarda Trento, qui arrivano la maggior parte dei codici rossi (40), e gialli (1.232) ma ovviamente rispetto a Cles e Cavalese meno codici verdi (4.714).

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Bastano questi numeri forniti dal responsabile dell’Emergenza dell’Azienda sanitaria, Claudio Ramponi, per capire che, in un momento come questo in cui si parla del ruolo degli ospedali di valle, per quanto riguarda la traumatologia questi centri giocano un ruolo determinante. Radiologi e ortopedici venerdì sono scesi in «pista», o meglio si sono riuniti per un congresso a Cavalese organizzato dal primario di radiologia di Cavalese e Borgo, Maurizio Centonze, in collaborazione con il primario di ortopedia Marco Molinare. All’ordine del giorno c’era il lavoro delle due categorie professionali, di chi è chiamato ad effettuare indagini radiologiche e di chi invece è deputato a decidere la miglior terapia in occasione di traumi alla spalla e al ginocchio, le lesioni più frequenti quando in ballo c’è una brutta caduta sugli sci.

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Ma la giornata di lavoro di ieri ha offerto spunti interessanti anche per parlare della nuova organizzazione degli ospedali trentini, della convivenza tra pubblico e privato in un settore, quello dell’ortopedia, dove il business è fiorente, e della rete dei soccorsi pronta, fra pochi giorni, a fare un ulteriore salto, ossia l’atterraggio dell’elicottero nelle ore notturne anche nei campi sportivi di tutta la provincia. Inevitabile poi toccare il delicato tema della carenza di anestesisti negli ospedali di valle.
Per Giovanni Pedrotti, anestesista rianimatore, è innegabile che l’assenza del rianimatore nelle ore notturne negli ospedali di valle è un problema.
«È stato tolto un mattoncino importante all’organizzazione dei soccorsi» - ha detto. Eugenio Gabardi, direttore sanitario, oltre a ribadire che i turni dei rianimatori sono stati assicurati nei fine settimana nelle ore diurne in tutti gli ospedali, ha spiegato che si sta lavorando anche per ripristinare il servizio nelle ore notturne.

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Ma al di là dei casi più gravi e complessi nei quali è necessario l’intervento dell’elicottero, il vero grosso lavoro per pronto soccorso e ortopedie di valle è costituito dai traumi di media gravità. Fra pochi giorni arriverà la grande ondata di turisti sulle piste. Prima di Natale gli stranieri, polacchi e russi soprattutto, poi durante le vacanze di Natale e Capodanno gli italiani.
A quel punto gli ospedali di valle sembreranno delle infermerie da campo, con pazienti che nelle ore serali arrivano da ogni dove e con ogni mezzo e dove radiologi e ortopedici non avranno tregua.
Negli ultimi cinque anni il numero degli incidenti è rimasto sostanzialmente costante anche se è cambiata la tipologia del ferito e le lesioni. Aumentata anche l’aspettativa del paziente di essere rimesso in piedi e tornare in perfette condizioni nel più breve tempo possibile. «Questo - ha spiegato il capo del dipartimento Giorgio Bianchini - perché chi subisce un trauma sugli sci è spesso un paziente sano, giovane e sportivo che ha l’esigenza di tornare al lavoro o a scuola a seconda dell’età».

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Da qui anche la necessità di una buona collaborazione con i colleghi radiologi, chiamati a effettuare con le giuste tecniche gli esami radiologici necessari per capire le lesioni subite dal paziente. Ovviamente tra quelli che si vorrebbero fare e quelli che si possono fare c’è un certo divario, soprattutto a Cavalese dove è stata sottolineata la mancanza di una risonanza magnetica. Solo al S. Chiara, nel 2015 sono state oltre 80.000 le radiografie urgenti richieste e, cosa più pesante anche ai fini della radioesposizione della popolazione, circa 18.000 le Tac.
Nel corso del convegno è anche emersa la questione degli ambulatori privati che operano sia in Val di Sole che in Val di Fassa.
In particolare qualche perplessità è stata sollevata su quello di Pozza, il punto di primo intervento che da due anni l’Azienda sanitaria affida in gestione ai privati. «Sarebbe opportuno che anche di quell’ambulatorio si  occupasse direttamente il pubblico e la gestione fosse affidata al Dipartimento di ortopedia», ha spiegato Bianchini sottolineando la necessità di investire in un settore, come quello della traumatologia negli ospedali di valle, che, visti i numeri, rappresenta uno dei pochi settori che consentono di aumentare la mobilità attiva dell’Azienda sanitaria trentina. All’incontro hanno portato il loro contributo anche il medico legale Fabio Cembrani che ha fornito qualche indicazione per evitare le tante cause legali che vengono intentate dai pazienti contro gli ortopedici, e Luisa Ventura che ha illustrato come funziona la reperibilità radiologica in Trentino.

 

 

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