I giudici: ai docenti precari spetta la carriera persa

Gli insegnanti precari (molti ormai ex precari) hanno vinto anche in appello la battaglia giudiziaria sulla ricostruzione della carriera. È un nuovo, forse deciso passo in avanti in una vertenza aperta ormai da quattro anni e rallentata per la necessità di attendere pronunce e sentenze in sede di Corte di giustizia europea e di Corte costituzionale.

I giudici d'appello - con una decisione a sorpresa perché le stesse parti si aspettavano un nuovo rinvio - l'altroieri hanno letto una serie di dispositivi di sentenza. Sono stati respinti gli appelli della Provincia e, per una minoranza di posizioni di competenza statale, del Miur.

Sono stati invece accolti gli appelli incidentali presentati dai legali degli insegnanti precari relativi contro lo scorporo dello stipendio estivo dalle somme maturate. Nella sostanza dunque la Corte d'appello ha di fatto confermato il giudizio di primo grado sulle prime cause "pilota" decise, per la parte che riguardava la ricostruzione della carriera, dal giudice Giorgio Flaim nel gennaio del 2012. I giudici d'appello si sono spinti oltre, stabilendo non solo che gli insegnanti precari hanno diritto agli aumenti di stipendio per l'anzianità di servizio maturata, ma anche che a quanto maturato non vanno detratte le somme percepite come stipendio estivo.

Sono state decise in appello 11 cause per un totale di circa 250 posizioni seguite da un agguerrito gruppo di avvocati (tra gli altri Paolo Rosa, Attilio Carta, Stefano Giampietro, Cristiana Pinamonti, Federico Fior) e patrocinate da varie sigle sindacali a partire da Cgil, Cisl e Uil. La sentenza dovrebbe avere l'effetto di rimettere in moto il contenzioso - che secondo stime approssimative in Trentino riguarda circa un migliaio di docenti precari o ex precari - in parte fermo in primo grado proprio in attesa che la Corte d'appello desse un indirizzo comune da seguire. C'è infatti un primo grosso blocco di cause partite nel 2011, ma altre si sono aggiunte anche di recente.

La Corte d'appello ha affrontato il tema della ricostruzione della carriera, non quello della stabilizzazione dei precari storici. Su questo fronte gli avvocati dei docenti - molti di questi con 10-15 anni di insegnamento a tempo determinato alle spalle - avevano come principale alleato la clausola 4 della direttiva europea sul lavoro a terminato e le successive pronunce della Corte di giustizia che hanno sancito l'illegittimità di un trattamento retributivo che discrimini i lavoratori a tempo determinato rispetto ai colleghi stabilizzati.

Secondo questo principio gli insegnanti che hanno lavorato poniamo per 10 anni da precari, con contratti rinnovati con la Provincia di anno in anno, hanno diritto a percepire gli aumenti di stipendio con la maturazione dei "gradoni" di anzianità come i colleghi a tempo indeterminato.

E da questa cifra, hanno confermato i giudici, non va detratto il salario estivo. Ma il denaro non arriverà a breve. Vista la complessità della causa e la prospettiva di un esborso notevole da parte dell'ente pubblico è scontato che la Provincia e Miur propongano ricorso per Cassazione in attesa che a maggio anche la Corte costituzionale si pronunci su questa materia.

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