Scandalo gay tra i Carmelitani. Trasferiti in Trentino e in Belgio

Terremoto nella parrocchia romana di Santa Teresa d'Avila, toccata da un provvedimento di trasferimento in blocco dei preti dopo le denunce di un presunto giro di prostituzione gay. Ne arriveranno uno anche a Trento e a Bolzano

Hanno scritto al Papa, al cardinale vicario di Roma Agostino Vallini, al preposto generale dei Carmelitani Saverio Cannistrà, chiedendo ascolto ma senza ricevere risposte e domenica si riuniranno in assemblea per tornare a denunciare "la mancanza di trasparenza". Sono i fedeli della parrocchia romana di Santa Teresa d'Avila, retta dai Carmelitani, toccata da un provvedimento di trasferimento in blocco dei preti dopo le denunce di un presunto giro di prostituzione gay. Il caso era stato reso noto dal Corriere della Sera.

I fatti coinvolgerebbero un alto esponente della Curia generalizia dei Carmelitani che sarebbe stato, negli ultimi anni, al centro di un giro di prostituzione gay. «Ci sono dichiarazioni scritte delle vittime - racconta Giuseppe Del Ninno, portavoce di oltre cento parrocchiani che hanno firmato una petizione - adulti vulnerabili, in altre parole senza tetto che ruotano intorno alla parrocchia dei Carmelitani per avere un aiuto». Anche dei sacerdoti carmelitani avrebbero fatto presente il comportamento scorretto di questo confratello.

«Tra l'altro in passato si era verificato il trasferimento di un sacerdote che probabilmente era stato molestato dallo stesso confratello» aggiunge Del Ninno. La soluzione ai presunti scandali è un trasferimento in blocco: per il sacerdote della Curia generalizia sospettato ma anche per tutti quelli che operano in parrocchia. Questi ultimi sono tre e domenica prossima partiranno per Trento, Bolzano, Bruxelles.

«I trasferimenti sono stati motivati come un normale avvicendamento ma noi domenica, dopo la Messa di congedo dei sacerdoti, ci riuniremo in parrocchia per chiedere ai superiori dell'ordine di motivare pubblicamente questi trasferimenti» fa sapere ancora Del Ninno. I sacerdoti che stanno per lasciare Roma sono stati richiamati al silenzio dai superiori attraverso il voto d'obbedienza e per questo sono i parrocchiani a farsi portavoce della vicenda. Il Vicariato, interpellato dall'ANSA, ha replicato che al momento non ha commenti da fare sulla vicenda. 

 

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