Trento: centri commerciali all'interno della città No alle grandi strutture in periferia

No alle grandi strutture in periferia. Progetti sul palazzo delle Poste e sul cinema Vittoria

di Francesco Terreri

No a nuove grandi «piastre» commerciali in periferia, sì invece a gallerie commerciali nel centro storico sul modello mitteleuropeo dei kaufhaus. E a Trento su almeno due possibili spazi di questo tipo, il palazzo delle Poste in via Calepina e l'edificio del cinema Vittoria in via Manci, vi sono progetti dei proprietari e interessamenti di privati. Il vicepresidente della Provincia e assessore al commercio Alessandro Olivi mette i paletti nella discussione sul piano delle aree commerciali di Trento e sullo studio preliminare del Politecnico di Torino. «La Provincia intende rispettare l'autonomia decisionale del Comune. Ma va rimarcato che la legge provinciale sul commercio ha introdotto un modello di pianificazione commerciale innovativo che intendiamo ribadire».

«Le linee di indirizzo strategico che non possono essere disattese - sottolinea Olivi - riguardano il ruolo attrattivo dei centri storici, il riutilizzo del patrimonio immobiliare dismesso e la drastica limitazione di consumo di suolo. L'impianto della legge mira ad operare una vera e propria riconciliazione tra il centro storico e il commercio, mentre al di fuori del centro storico l'eventuale previsione di nuovi insediamenti dovrebbe essere finalizzata a rivitalizzare gli ambiti urbani dequalificati e a sanare alcune discontinuità urbanistiche. In sostanza, il commercio non può essere lo strumento per ampliare ulteriormente il perimetro urbanistico delle città».

Secondo Olivi, lo studio del Politecnico di Torino è più che altro una ricognizione con cui sono state «prosciugate» da 21 a 8 e raggruppate in tre ambiti (Trento nord, ex Italcementi e Trento sud) le aree compatibili con insediamenti commerciali. «Lo studio non dice che lì bisogna fare insediamenti commerciali, ma dove eventualmente avrebbe più senso farli - puntualizza Olivi - È uno strumento di lavoro e non un piano del commercio, che spetta alla potestà decisoria del Comune».

Sono gli stessi studi del Politecnico, ricorda l'assessore, a registrare che «il format della grande piastra commerciale in periferia non soddisfa più. Il vero focus deve a mio avviso rimanere quello del centro storico perché sia per Trento come per il resto del Trentino, come dimostrano le scelte fatte da tutte le Comunità di Valle, la strada da seguire è quella della riqualificazione in termini di attrattività della rete esistente e non quella di creare nuove grandi piastre commerciali».
Di più. «Qualora centri e gallerie commerciali fossero localizzati nel centro storico, per legge non ci sarebbe bisogno della localizzazione. Nei centri storici delle città maggiori è già consentito lo sviluppo commerciale. Per riqualificare gli spazi pensiamo al modello mitteleuropeo dei kaufhaus». Il recente accordo tra Palazzo Thun e Europa Gestioni Immobiliari spa , l'immobiliare di Poste Italiane proprietaria dell'edificio storico di via Calepina, prevede proprio la ristrutturazione del palazzo (costo 15-20 milioni di euro) per ospitarvi, oltre agli uffici postali, negozi, ristoranti e anche appartamenti.

Ma Europa Gestioni Immobiliari ha come scopo la valorizzazione degli immobili in proprietà, che si trovano un po' in tutta Italia per un valore di mercato stimato in 400 milioni, cioè la loro vendita o affitto. Operatori privati hanno già chiesto informazioni all'assessorato del commercio su eventuali insediamenti nella struttura di Trento. Il vicepresidente di Confcommercio Massimo Piffer va più in là: «La scelta delle Poste di riqualificare una struttura pressoché abbandonata è di grande valore. In questo centro commerciale naturale potrebbero trovare posto 20-30 negozi da 150 metri quadri. Potrebbe nascere un consorzio, una cordata di operatori locali per insediare filiali nell'edificio».
Altre ipotesi di gallerie commerciali erano emerse qualche anno fa su iniziativa del Sait con riferimento al palazzo del cinema Vittoria in via Manci. Il consorzio della cooperazione di consumo ha d'altra parte un problema di aree inutilizzate, in particolare l'ex sede di via Maccani, su cui qualche anno fa aveva ipotizzato un grosso centro commerciale, poi tramontato, e che oggi non è stata neanche inserita tra le aree commerciali individuate dallo studio del Politecnico.

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