Giovanissime, meno gravidanze più pillole del giorno dopo

Sono sempre meno le giovanissime che rimangono incinte e mettono al mondo un figlio prima dei vent’anni

di Patrizia Todesco

Sono sempre meno le giovanissime che rimangono incinte e mettono al mondo un figlio prima dei vent’anni. Negli ultimi anni, oltre al numero dei parti quasi dimezzato tra il 2006 (80) e 2013 (48), sono diminuite anche le interruzioni volontarie di gravidanza passate da 89 a 61. Un dato, questo, che per gli esperti è dovuto non tanto a una minore frequenza di rapporti sessuali a rischio tra adolescenti o a un uso più consapevole dei sistemi contraccettivi sicuri, quanto piuttosto a un maggior ricorso alla pillola del giorno dopo. Lo dimostrano i numeri.

Prendendo in considerazione gli ultimi anni, ad esempio, abbiamo avuto un incremento del 19,4% delle richieste di pillola del giorno dopo al pronto soccorso (da 817 nel 2010 a 980 nel 2013). Tra il 2007 e il 2013, invece, l’aumento delle richieste di pillole è stato del 430% nei consultori (da 246 a 1070) e del 20% per quanto riguarda gli acquisti in farmacia (da 5.940 confezioni del 2006 a 6.878 nel 2013). Sommando i dati 2013 emerge che in totale sono state acquistate o fornite 8.928 confezioni di pillole del giorno dopo, per una media di 24 utilizzatori al giorno. Naturalmente questi dati non riguardano solo gli adolescenti, ma dagli accessi al pronto soccorso del 2010 è emerso che il 45% delle utenti ha un’età compresa tra i 14 e i 19 anni Rimane poi il fatto che il 48,7% dei concepimenti delle adolescenti terminano con un’interruzione volontaria di gravidanza e il 6,4% con un aborto spontaneo.

Tutti i numeri sono contenuti sul secondo rapporto elaborato dal Servizio epidemiologia clinica e valutativa dell’Azienda sanitaria su «Gravidanze e nascite nelle adolescenti». La scelta di interrompere la gravidanza sembra essere fortemente legata all’età. In pratica, la probabilità che le ragazze decidano di portare avanti la gravidanza aumenta con l’aumentare dell’età. Mentre a 15 anni l’84,2 delle gravidanze si conclude con un aborto, a 18 la percentuale scende a 48,6% e a 35,9% a 19 anni. Per quanto riguarda l’area di residenza, questa influisce poco sul tasso di concepimento. Quello provinciale è pari al 12,1 per mille. È solo più elevato in valle dell’Adige e Alto Garda. Dallo studio emerge poi che i consultori sono diventati sempre più punto di riferimento per le adolescenti che intendono interrompere una gravidanza. La richiesta di certificato Ivg è passata dal 59,3% nel 2006 al 78,2% nel 2013.

Mediamente, i parti di ragazze di età compresa tra i i 15 e i 19 anni rappresentano l’1,4% di tutti i parti assistititi in provincia di Trento, valore sostanzialmente sovrapponibile agli ultimi dati nazionali disponibili. Le minorenni rappresentano il 16,1% della quota delle adolescenti partorienti assistite nel periodo 2006-2013 (15,4% nel precedente periodo 2000-2005). Del totale la maggior parte è rappresentata da ragazze 18 enni e di cittadinanza straniera (più del doppio in proporzione rispetto alla casistica totale locale delle madri e maggiore rispetto alla casistica nazionale). Prevalgono ovviamente le ragazze nubili e, quanto al livello di istruzione, questo ovviamente è influenzato dall’età delle donne al parto; rispetto al precedente periodo 2000-2005 si registra un incremento della proporzione di donne con nessun titolo di studio o titolo di studio elementare e della quota con titolo di studio di scuola media superiore Una quota non piccola delle madri adolescenti ha già avuto una gravidanza, pari al 15% (10% nel periodo 2000-2005), con maggiore prevalenza delle italiane (15,8%) rispetto alle straniere (14,8%), invertendo le proporzioni per cittadinanza emerse nel precedente periodo 2000-2005.

Tra le giovanissime è alto il numero delle fumatrici, mentre è confermato il minor ricorso al parto cesareo. Dai dati statistici non sono emersi problemi clinici particolari per i neonati, fatta eccezione per una maggior prevalenza di nati pretermine e basso peso, rispetto alle madri adulte, con una differenza che è statisticamente significativa solo per quanto concerne la prevalenza dei pretermine.

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