Ambientalisti: «In caso di aggressione accertata ok alla rimozione dell'orso, ma niente recinto»

«In caso di accertata e provata aggressione su persone che abbiano tenuto un comportamento non provocatorio si ritiene necessaria la rimozione». Lo hanno detto le quattro associazioni ambientaliste trentine presenti nel Comitato faunistico provinciale - Wwf, Pan Eppaa, Lipu e Legambiente - intervenendo sulla gestione del progetto Life Ursus, dopo la recente aggressione da parte di un plantigrado -  un femmina di 12 anni, KJ2 il suo nome - ad un podista di Cadine pochi giorni dopo l'inseguimento ai danni di un altro runner sopra Zambana Vecchia.

Ma gli ambientalisti precisano anche che la rimozione non può significare rinchiudere il plantigrado in un recinto come quello del Casteller.

La conferenza stampa di questa mattina è stata però anche l'occasione per una riflessione più generale sulla presenza dell'orso bruno e sulla gestione del progetto. Gli ambientalisti, che denunciano di essere stati completamente esclusi, puntano il dito contro la Provincia: «È mancata una informazione corretta per anni e solo adesso spuntano i cartelli che avvertono della presenza dell'orso. Ma servono regole chiare sui comportamenti da tenere in caso di incontri con l'orso».

Ma l'invito, rivolto alla stampa ma anche ai rappresentanti della politica, è anche quello di non generalizzare: «L'orso non è pericoloso tout court, il problema in questo caso riguarda un singolo esemplare, non tutta la popolazione. L'orso, in generale, è un animale schivo, invece si sta facendo una campagna terroristica. Quello che è successo non è colpa degli orsi o degli ambientalisti, ma dei politici che hanno gestito male il progetto».

Da qui la richiesta di una gestione statale: «Si tratta di un progetto transfrontaliero, sia gestito a livello statale, con una squadra specializzata del Corpo forestale dello Stato, svincolata dai condizionamenti politici».

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