Le testimonianze degli alpinisti in Nepal: «Abbiamo visto la morte in faccia»

«Abbiamo visto la morte in faccia»: lo ha detto l’alpinista Mario Vielmo, uno dei cinque italiani che hanno raggiunto il laboratorio Piramide dell’associazione Ev-K2-Cnr, che si trova a 5.050 metri di quota sul versante nepalese dell’Everest. La testimonianza è stata raccolta con una registrazione audio della stessa associazione.

Con Vielmo, di Lonigo (Vicenza) si trovano nel laboratorio Piramide altri quattro alpinisti italiani: Claudio Tessarolo e Annalisa Fioretti, entrambi di Vicenza, Sebastiano Valentini di Canazei (Trento) e Marco Sala, di Borca di Cadore (Belluno). «Stiamo tutti bene, per nostra fortuna - ha detto Vielmo - ci è andata veramente bene, siamo stati graziati. Lo posso dire perché abbiamo visto la morte in faccia».

Poco fa si è appreso che due italiani, Renzo B. e Marco P. sarebbero morti sabato in Nepal in seguito al violento sisma, travolti da una frana staccatasi dalla montagna mentre erano impegnati a 3.500 metri di quota in un trekking nella Rolwaling Valley. Lo hanno riferito due loro compagni di spedizione che si trovano oggi a Kathmandu. I corpi non sono ancora stati recuperati.
I cadaveri dei due italiani sono stati recuperati ma sono ancora sul posto. In un ospedale della capitale vi sono altri due membri della spedizione: Iolanda M., ferita, e Attilio D., illeso.

Sempre oggi si è appreso che il trentino Oskar Piazza figura nel gruppo di alpinisti italiani dispersi in Nepal: del noto himalaysta, tecnico del soccorso alpino ed esploratore di forre non si hanno più notizie da venerdì sera.

Il campo base dell’Everest non è ancora sicuro, per le continue valanghe dalle montagne che lo sovrastano, ha detto ancora Mario Vielmo. «Il campo case è ancora insicuro, perché ci sono scariche continue, continue valanghe dalle montagne sovrastanti», ha precisato l'alpinista vicentino giunto oggi nel laboratorio Piramide con altri quattro compagni provenienti da Veneto e Trentino.

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