Terrorismo e strage di cristiani l'appello del vescovo Bressan

Monsignor Luigi Bressan, nell’omelia della messa pasquale, ha parlato delle «tenebre» di oggi - dal terrorismo alla persecuzione dei cristiani - invitando però i fedeli a non cedere alla violenza e allo sconforto, ma ad impegnarsi per realizzare un mondo migliore e di pace. «Siamo in una grave crisi economica durata ormai sei anni con ramificazioni molto vaste e sofferenze in tante famiglie - ha detto - ma vi sono anche smarrimento valoriale e stanchezza politica».

Quindi il riferimento all'attualità più drammatica: «Qualche passo positivo verso la pace si sta facendo in campo internazionale, ma è travagliato da un terrorismo che nessuno sa veramente come controllare, con manifestazioni che superano in crudeltà tutto quanto si poteva immaginare ed è triste e fuorviante il fatto che coloro che lo praticano si richiamino a una religione». Quindi il riferimento alle persecuzioni religiose: «Come credenti in Cristo sentiamo tutto questo dolore ed esso si aggrava di fronte allo spettacolo tremendo di tanti cristiani sacrificati dall’odio anti-religioso. Si è calcolato che ben cento milioni siano esposti a vere e proprie persecuzioni, dalla Corea del Nord a tutto il Magreb. Pensiamo agli oltre centomila sfollati in Iraq con numerosi martiri, uccisi spesso in modo crudele; alle chiese assalite in Peshawar ancora con morti e feriti; alle persone martoriate o deportate nel nord della Nigeria; ai copti sacrificati sulle spiagge della Libia; e ora si è unito in questa settimana - veramente di passione - il feroce eccidio dei giovani studenti cristiani che nella università keniana di Gassida si preparavano a esser insegnanti nella loro nazione».

Quindi l'appello ai fedeli: «Dobbiamo pregare perché cessino tante insensate e cruente stragi: chiediamo a Dio la conversione e il pentimento di chi ha commesso tali crimini; la gloria eterna a chi è morto e la guarigione per i feriti; io conforto per tante famiglie prostrate nel dolore; la protezione perché non si siano altre vittime. Ma non possiamo non ammirare questi fratelli e sorelle nella fede che sono stati disposti a rinunciare a tutto ma non a Gesù Cristo. Sono un richiamo anche a noi a considerare quale è la nostra fede e se essa non sia soltanto superficiale e magari pronta cedere di fronte al pericolo della secolarizzazione o della emarginazione del cristianesimo, in una società che con il pretesto di evitare discriminazioni vuol eliminare ogni identità, iniziando proprio da quella che ha costruito l’Europa».

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