Panizza «Mettiamo i profughi nelle caserme Sono troppi presto qui mezza Africa»

«Il problema dei profughi ha iniziato a diventare pesante perché sono sempre di più, mentre aumentano le sacche di povertà anche nelle nostre comunità. Vanno rivisti i requisiti dell'asilo politico, perché la Libia è fuori controllo e se tutti quelli che hanno problemi politici ce li ritroviamo qui, fra tre anni dobbiamo ospitare mezza Africa». Franco Panizza, senatore e segretario provinciale del Patt, il partito del governatore Ugo Rossi, è molto critico sul tema dell'accoglienza dei profughi e dei migranti che sopravvivono alla traversata del Mediterraneo e sbarcano sulle coste italiane. E dice di capire molto bene le preoccupazioni dei sindaci e degli amministratori delle Comunità di valle che non li vogliono.


Segretario Panizza, i sindaci alzano le barricate. Fino ad ora sono state pochissime le disponibilità all'accoglienza comunicate alla Provincia. Cosa ne pensa?
La demagogia del rifiuto non funziona. Noi abbiamo invitato tutti i nostri amministratori a essere responsabili. Ma è evidente che siamo nell'imminenza delle elezioni comunali e ci sono strumentalizzazioni politiche. Il Trentino è sempre stato solidale, però se sono troppi rischiano di creare problemi alle comunità che li ospitano. Io poi penso che è giusto chiedere ai profughi un contributo alla vita sociale e a mantenersi e chiederò per questo in Parlamento la modifica della legge perché possano lavorare, oltre a regole per limitarne il numero.


Si capisce che ci sono le elezioni comunali alle porte e nessuno vuole questo problema fra i piedi. Ma come si possono convincere i sindaci a fare la loro parte di fronte a un'emergenza umanitaria?
Tutti gli interventi riesci a farli digerire se non provochi reazioni contrarie. Ad esempio, noi abbiamo proposto di utilizzare le caserme dismesse o non totalmente occupate perché hanno sempre dei recinti chiusi e dei dispositivi di sicurezza e quindi si può garantire un controllo su queste persone. È evidente ad esempio che il Lord Hotel a S.Michele a cui si è pensato come centro di smistamento è sulla strada e ha provocato un rifiuto della comunità perché metteva a terra i ristoranti di alto livello che sono lì e provocherebbe una concentrazione di profughi che non sanno cosa fare per tutto il giorno. Se tutto il giorno non fanno niente è ovvio che l'ozio è padre dei vizi. A Baselga di Piné invece si parla di 17 persone e sono più gestibili.


Quali caserme andrebbero bene?
Penso che caserme vuote in Trentino ce ne siano tante, come alle ex caserme di Trento, sono un luogo controllato e sono attrezzate per questo.


Lei comprende dunque le resistenze degli amministratori locali e ritiene che spetti alla Provincia risolvere il problema?
È evidente che se ogni comune prendesse due-tre profughi nessuno se ne accorgerebbe, ma la gestione dei profughi richiede una concentrazione almeno quando arrivano. Scaricando sui comuni non risolviamo nulla, anche perché fino adesso non ci sono stati problemi ma se solo succede qualcosa sono guai e siccome noi non sappiamo chi sono queste persone e per quali motivi sono scappate e come si comportavano nei Paese di origine penso che la prudenza sia indispensabile.

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