Al Trentino assegnati 431 profughi Emergenza per le strutture di accoglienza

In Trentino occorre trovare nuove sistemazioni per i 431 profughi assegnati alla nostra provincia dal piano nazionale di accoglienza straordinaria dei migranti salvati in mare, ma da parte dei territori è silenzio, quando non totale rifiuto

di Marica Viganò

Se non è diffidenza, forse il problema sta nella comunicazione tra Provincia e amministratori. In tema di accoglienza ai profughi, in una terra solidale come il Trentino si rischia il cortocircuito: ci sono comunità che evidenziano la difficoltà a trovare strutture adeguate ad ospitare gli immigrati, mentre l’assessore Donata Borgonovo Re mette pressione per avere al più presto la mappa degli alloggi disponibili. Occorre infatti trovare nuove sistemazioni per i 431 profughi assegnati al Trentino nell’ambito del piano nazionale di accoglienza straordinaria dei migranti salvati in mare, ma da parte dei territori è silenzio. Ad oggi i profughi nella nostra provincia sono 341.

«È dal giugno dello scorso anno che chiediamo alle Comunità di valle di individuare strutture di accoglienza: sono passati sei mesi abbondanti, abbiamo avuto qualche risposta dalla Vallagarina, null’altro - spiega l’assessora provinciale alla salute e welfare Donata Borgonovo Re - ora è venuto il momento di prendere delle decisioni». Lancia l’ultimatum, l’assessora: sia all’amministrazione di Baselga di Piné che ha stoppato l’arrivo di 17 migranti al garnì Villa Lory, che alle Comunità di valle. «Non possiamo aspettare ancora: il 10 febbraio al massimo dobbiamo sapere dove sistemare 17 persone delle 42 che ancora si trovano a Marco. E entro febbraio chiediamo una risposta alle Comunità di valle: se gli enti territoriali ci aiutano a trovare le strutture siamo felici, ma se dalle Comunità di valle non ci arriva nessun aiuto, ci affideremo ai privati», evidenzia. «Abbiamo al necessità di vuotare il centro della protezione civile di Marco. Siamo stati baciati dalla fortuna perché abbiamo avuto un inverno quasi primaverile e l’esistenza dei profughi nei container e con i bagni esterni è stata meno difficile di quanto ci si potesse aspettare - continua l’assessora - ma sono necessarie soluzioni adeguate e dignitose».

Un avviso di ricerca di immobili da destinare all’accoglienza dei migranti è stato pubblicato sul sito di Cinformi lo scorso 13 gennaio. Hanno risposto, fra gli altri, l’affittacamera di Isera che da una decina di giorni ospita 17 migranti e i titolari del garni Villa Lory di Miola. «Le proposte che ci sono arrivate dei privati potrebbero essere numericamente sufficienti a coprire la richiesta - spiega il coordinatore di Cinformi Pierluigi La Spada - stiamo valutando la collocazione delle strutture e l’idoneità. Ma questo è il piano B». Il piano A rimane la sistemazione dei migranti in alloggi individuati dalle comunità. Ma le risposte tardano ad arrivare. Perché?

«Credo che non sia stata minimamente recepita l’urgenza nostra di dare una risposta all’accoglienza dei profughi - spiega l’assessora Borgonovo Re - La risposta, come detto, è arrivata dalla Vallagarina, al netto della val di Non che nella struttura di Castelfondo ha già accolto un’ottantina di giovani e delle città di Trento e di Rovereto. Siamo stati al Consiglio delle autonomie, presente il prefetto Francesco Squarcina, abbiamo detto che entro febbraio abbiamo bisogno di avere delle proposte sulle strutture idonee. Ma se queste non arrivano, l’unica altra strada è utilizzare le strutture che i privati ci stanno mettendo a disposizione. Non per filantropia, ma per un incrocio di interessi comuni. Le strutture però devono essere adeguate e degne di accogliere queste persone. Non possiamo più aspettare». Il 10 febbraio diciassette profughi lasceranno Marco per un alloggio più dignitoso. «Sempre che l’amministrazione di Baselga di Piné non individui prima una struttura adeguata - aggiunge l’assessora - Più veloci sono loro, più contenti siamo noi».

Nella nostra provincia non è stato raggiunto il numero massimo previsto di migranti assegnati: gli ospiti delle strutture trentine sono 341 (di cui 25 arrivati nella seconda metà di gennaio), tutti maschi di un’età media di 25 anni, provenienti da Nigeria, Mali, Gambia, Pakistan e Bangladesh. Le strutture per ospitarli - in questo momento - ci sono, ma è urgente trovare nuove sistemazioni al più presto prima che possa scattare l’emergenza sbarchi. «A Castelfondo (dove sono ora ospitati 88 profughi, ndr) il Comune ha posto il termine del 31 marzo per la restituzione dell’ostello della gioventù alle sue attività ordinarie - evidenziano al Cinformi - inoltre dovrebbe cessare l’accoglienza presso il Campo della Protezione civile a Marco di Rovereto (42 le presenze), qualora si trovino strutture alternative. A ciò si aggiunge il possibile arrivo in Trentino di un altro centinaio di persone».

Ma c’è un’altra questione rilevata dall’assessora Borgonovo Re, più spinosa. «Una sorta di  “angoscia da prestazione” da parte delle comunità: chi dice che ha già dato e chi non ha mai accolto nessuno. È un intreccio di temi e di questioni. Sono stata presente all’incontro di Isera. Dobbiamo vincere le paure», evidenzia.

Per le amministrazioni non ci sono problemi economici nell’offrire ospitalità, dato che i circa 30 euro di spesa al giorno per persona arrivano dallo Stato e non dalla Provincia: il «nodo», semmai, è quello dell’inclusione sociale di migranti dai vissuti drammatici (molti di loro fuggiti dai loro Paesi per la guerra o perché perseguitati) nelle piccole comunità, che rischierebbero di trovarsi impreparate al confronto con gli ospiti. Tuttavia il presidente del Consiglio delle autonomie Paride Gianmoena non ha avvertito alcuna renitenza da parte delle amministrazioni locali. «C’è ancora un po’ di tempo prima di fine febbraio - dice - Vedremo che accade a fine mese. Se nessuno si farà avanti nel proporre strutture per l’accoglienza cercherò di capire cosa sta succedendo».

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NON SOLO PINÉ: TUTTI CHIAMATI ALL'ACCOGLIENZA

Baselga potrebbe essere la prima, ma sicuramente non l’unica destinazione dei nuovi rifugiati nell’ambito dell’Alta Valsugana. L’accordo stato-regione prevede l’inserimento di un ospite straniero ogni mille residenti e il Consiglio delle Autonomie aveva indicato come spettasse alle Comunità di Valle (alle quali sono delegate le competenze in materia di assistenza socio-sanitaria) individuare un’adeguata «location». Lo stesso presidente della Comunità Alta Valsugana Bernstol ha confermato nei giorni scorsi come nei 18 comuni dell’ambito dovrebbero insediarsi 50-55 rifugiati (a fronte di una popolazione che sfiora le 54 mila unità), e come si stesse valutando l’ipotesi di creare tre nuclei d’accoglienza di 15-18 persone. Scartata da subito l’ipotesi di un inserimento dei rifugiati nell’immobile della comunità San Patrignano a San Vito a Pergine, si stanno quindi sondando altre ipotesi e disponibilità sia nella zona Laghi (o a Barco di Levico, dove in passato erano arrivati già sei profughi, o alla periferia di Levico in un albergo dismesso) sia nella piana di Pergine. Un argomento che verrà affrontato da tutti i primi cittadini dell’ambito martedì 10 febbraio nell’apposita conferenza dei sindaci, quando però i primi rifugiati potrebbero essere già giunti nel Pinetano. «Accanto a Baselga sono state sondate le disponibilità di altri comuni anche in Vallagarina - confermava ieri l’assessora Borgonovo Re - contiamo di trovare amministrazioni e comunità sensibili, per avviare un progetto d’accoglienza solidale, generosa e condivisibile. Fanno male invece gli striscioni come quello posto all’ingresso del comune, un atto che offende tutto il Trentino e che fa accapponare la pelle».

 

L'ASSESSORA BORGONOVO RE


L’urgenza di trovare una nuova sede per l’accoglienza dei migranti attualmente ospitati nei container di Marco di Rovereto, ma anche le preoccupazioni ed i timori delle comunità pinetana, indicata come la destinazione di 17 nuovi stranieri. Se appare rinviato l’immediato arrivo dei rifugiati in una struttura ricettiva di Miola, non si ferma il progetto e l’accordo Stato-regioni che nei prossimi mesi (o settimane) porterà ben 430 nuovi rifugiati in Trentino.

Questo il tenore dell’incontro di ieri pomeriggio nel municipio di Baselga tra l’assessora provinciale Donata Borgonovo Re, accompagnata dal direttore di «Cinformi» Pierluigi La Spada, con il sindaco Ugo Grisenti e la giunta pientana alla presenza del presidente della Comunità Alta Valsugana Mauro Dallapiccola e del sindaco di Bedollo Narciso Svaldi.

Un breve confronto che in mattinata era stato preceduto dalla consegna di una petizione (accompagnata da oltre 300 firme) da parte delle Lega Nord Trentino nelle mani dello stesso sindaco Ugo Grisenti, per esprimere il disagio ed il mancato coinvolgimento della popolazione locale su argomento così delicato. Era stato invece subito rimosso un cartello dai toni offensivi, razzisti e poco rispettosi dei rifugiati stranieri apparso nella notte all’ingresso sud dell’abitato di Tressilla.

«Il progetto di nuovo inserimento e la ricerca di una sistemazione più adeguata non si fermano - ha spiegato al termine l’assessora Borgonovo Re - stiamo verificando con l’amministrazione di Baselga le modalità e tempi più adeguati per il nuovo inserimento. Una decisione condivisa e concordata da tutto l’esecutivo provinciale, per rispettare un dovere d’accoglienza che grava su tutte le regioni e province autonome».

Un incontro che è proseguito con l’illustrazione da parte degli operatori di «Cinformi» delle modalità d’accoglienza e inserimento dei rifugiati (già sperimentate in altri centri trentini) e un primo contatto tra la giunta di Baselga ed i titolari della struttura, che ha dato la disponibilità all’accoglienza (il garnì Villa Lori a Miola).

«Abbiamo chiesto il perché non si possano utilizzate le strutture statali presenti in Trentino, rivolgendosi invece ai privati - ha commentato il sindaco di Baselga Ugo Grisenti - è necessario rinviare ogni decisione in attesa della conferenza dei sindaci della comunità dell’Alta Valsugana (il 10 febbraio), dove tutti i comuni d’ambito verranno richiamati alla corresponsabilità in tale emergenza».

Se sembra che anche il gestore della struttura privata voglia attendere il responso della conferenza dei sindaci, ed un eventuale incontro con la popolazione, prima di riconfermare la sua disponibilità, più risoluta appare la posizione della Provincia. «Stiamo valutando i tempi ed i modi del trasporto e l’avvio dei vari progetti d’assistenza ed integrazione (la struttura può garantire solo il pernotto e la prima colazione, per i pasti servirà un servizio catering ndr.) - conclude Borgonovo Re - l’incontro della conferenza dei sindaci è confermato, ma i migranti a Baselga potrebbero arrivare anche prima».

 

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