Plastica e cellulosa dai pannolini usati A Lavis nascerà il centro di riciclaggio

di Franco Gottardi

Verrà realizzato a Lavis, in un capannone dismesso in zona industriale, il rivoluzionario impianto di riciclaggio di pannolini e pannoloni potenzialmente capace di ridurre di un quarto i rifiuti residui provinciali destinati alla discarica (o in futuro al trattamento per essere trasformati in combustibile). Lo realizzerà la Fater spa, azienda leader nel mercato italiano dei prodotti assorbenti per la persona e titolare dei marchi Pampers, Lines, Tampax, Linidor e Dignity.

Con l'aumento della raccolta differenziata negli ultimi anni era apparso evidente come i pannoloni rappresentassero sempre più una frazione importante e ingombrante del rifiuto residuo. Tanto che a Trento ad esempio i tessili sanitari utilizzati dagli anziani sono oggetto di raccolta separata e non vanno a pesare sul residuo e dunque sulle tariffe pagate, mentre per le famiglie con bambini piccoli è previsto un contributo sullo smaltimento. La soluzione positiva ora sembra averla trovata proprio l'azienda di Pescara, che con il sistema di riciclaggio potrà riaffermare il rispetto dell'ambiente dei propri prodotti. A sostenere questa tesi c'è anche un recente studio di Ambiente Italia che è arrivato ad affermare che il riciclo rende il bilancio in termini di emissioni di CO2 del pannolino monouso preferibile rispetto al ciclo di vita del pannolino lavabile, alternativa questa lanciata negli anni scorsi ma che non ha avuto grandi risultati.
La Fater ha realizzato, presso un fornitore negli Stati Uniti, un primo impianto pilota in grado di riciclare i prodotti assorbenti per la persona trasformandoli in cellulosa di alta qualità e plastica in granuli, materiali completamente sterilizzati grazie all'utilizzo del vapore che elimina tutti i potenziali patogeni e i cattivi odori. Da 1 tonnellata di prodotti usati, assicura il sito web della società, deriveranno 150 chili di plastica e 350 chili di materia organico-cellulosica.
Il prossimo passo è la realizzazione di una macchina capace di servire una popolazione di circa 400.000 persone, che verrà installata in provincia di Treviso. L'impianto di Lavis dovrebbe essere il secondo della serie e se tutto andrà bene verrà realizzato entro la fine dell'anno.

L'impianto di trattamento dei tessili sanitari potrebbe avere in prima ipotesi una potenzialità di 5.000 tonnellate all'anno, a fronte di una produzione che nel 2013 è stata calcolata in 13.957 tonnellate. Se funzionerà insomma c'è spazio per un ampliamento o per un secondo insediamento.

Convinto sostenitore della necessità di questo impianto è l'assessore comunale all'ambiente Michelangelo Marchesi. «L'idea è stata inserita nel quarto aggiornamento del piano rifiuti provinciale e poi è emersa la disponibilità di Lavis ad ospitarlo. Il sindaco Pellegrini - afferma Marchesi - ha fatto un ragionamento corretto spiegando che la sua amministrazione, essendo stata sempre contraria alla realizzazione dell'inceneritore, si dava volentieri da fare per dare una mano a migliorare i sistemi alternativi come questo. Trento sostiene con convinzione questa scelta».

Dai dati riportati nel Piano rifiuti provinciali, risalenti al 2013, su 54.797 tonnellate di rifiuto residuo prodotte ben 13.957 sono pannolini e pannoloni. La produzione è particolarmente alta nei centri maggiori: a Trento la percentuale di pannoloni sul residuo è del 34,94%, dieci punti sopra la media provinciale; a Rovereto del 30,71%. In Valle dell'Adige è concentrato oltre il 40% della produzione di tessili sanitari provinciale pari a circa 5.800 t/anno. Dati che giustificano e sostengono la decisione di collocare il primo impianto del genere in una zona baricentrica come Lavis.

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