Sbalzi termici e digestione, consigli per le congestioni

«I tempi di intervento sono strettissimi. Occorre lavorare soprattutto sulla prevenzione». Giovanni Pedrotti è anestesista rianimatore al nucleo elicotteri,  recentemente è stato nominato a capo del coordinamento del soccorso medico avanzato della Provincia ed è anche istruttore di sub. Un professionista che conosce bene la macchina dei soccorsi, ma anche i pericoli che gli specchi d'acqua nascondono e le «leggerezze» che mettono seriamente a rischio la vita dei bagnanti. Ecco tutti i consigli utili

di Patrizia Todesco

piscina piscine estate bagno«I tempi di intervento sono strettissimi. Occorre lavorare soprattutto sulla prevenzione». Giovanni Pedrotti è anestesista rianimatore al nucleo elicotteri,  recentemente è stato nominato a capo del coordinamento del soccorso medico avanzato della Provincia ed è anche istruttore di sub. Un professionista che conosce bene la macchina dei soccorsi, ma anche i pericoli che gli specchi d'acqua nascondono e le «leggerezze» che mettono seriamente a rischio la vita dei bagnanti.
 

Dottor Pedrotti, in caso di annegamento è questione di minuti, a volte di secondi. Quanto una persona può rimanere sott'acqua e avere speranza di sopravvivere?  
I tempi del soccorso, sia nella fase estrazione che nella rianimazione, sono determinanti. Non è possibile generalizzare, ma in caso di arresto cardiaco, esperienza simile all'annegamento visto che la persona non respira, si dice che ogni minuto che passa ci sia il 10% di probabilità in meno di sopravvivenza. Si hanno quindi a disposizione pochi minuti. Se uno cade e va a finire sotto, o perché non sa nuotare o per un malore e non è  in grado di mantenere chiuse vie aeree, nel giro di poco anche il cuore smette di battere. Determinante è estrarre subito la persona dall'acqua e mettere in pratica le manovre di rianimazione che sono il massaggio cardiaco e una volta si diceva anche la respirazione, ora se questa comporta l'interruzione del massaggio cardiaco meglio continuare questo. Nel caso di annegamento, però, entra in gioco anche l'acqua e quindi i polmoni non sono più così abili e le cose si complicano.
 

Determinante, visti i tempi così ristretti, è dunque avere dei soccorsi sul posto.  I grossi passi avanti nell'epidemiologia sono stati fatti da quando i soccorsi sono più pronti e sul posto. Se si riesce a recuperare immediatamente la persona le probabilità di sopravvivenza sono maggiori.
Nel 2012, però, istituto superiore di sanità ha emesso un documento con delle raccomandazioni che riguardavano soprattutto la prevenzione, la consapevolezza del rischio, il cambiamento di alcune abitudini e la sorveglianza in spiaggia. Credo che sul fronte del soccorso si possa migliorare poco, anche se la guardia va sempre tenuta alta. Noi abbiamo fatto grandi passi avanti con l'acquisto dei nuovi elicotteri, medici e infermieri sono sempre più preparati, la centrale operativa ha sistemi di allertamento sempre più veloci e fra un po' al nucleo ci sarà anche la presenza dei sommozzatori. Ma bisogna che ognuno faccia la sua parte e che anche le persone rispettino delle regole base.
 

Quella di non bere cose fredde o mangiare prima di fare il bagno ad esempio?
Si tende molto a sottovalutare la congestione. Quando noi ingeriamo qualcosa succede che l'assorbimento degli alimenti comporti un grosso lavoro per l'intestino con afflusso di sangue. Se noi sottraiamo sangue spostandolo verso il sistema gastrointestinale ce n'è meno in circolo e se poi facciamo esercizio fisico, il corpo ne viene ulteriormente impoverimento. Risultato è un calo di pressione e un possibile svenimento.
 

Dunque la regola di far trascorrere tre ore dopo aver mangiato va assolutamente rispettata.
Assolutamente sì. Ovvio che c'è differenza se uno mangia un boccone di pane o un pranzo da tre portate. Ma non vanno sottovalutati certi snack o certi tramezzini difficili da digerire. C'è poi la questione degli sbalzi di temperatura, ossia il fatto che molte persone rimangono a lungo sotto il sole e poi si buttato subito in acqua. Tutte situazioni che mettono sotto stress organismo. Molte volte non succede nulla, altre l'irreparabile. Può anche accadere che in simili situazioni vengano a galla dei difetti congeniti che la persona non sapeva di avere.
 

Dunque il consiglio è anche di entrare in acqua in maniera graduale.
Certo, per fare in modo che l'organismo compensi e si adatti. Immaginare di passare da 40 gradi a 12-15 tutto in un colpo non è ragionevole. E poi naturalmente non c'è solo la congestione. C'è chi si immerge senza saper nuotare, ci sono i problemi legati ai fondali dei nostri laghi e ai pontili. Oggi molte spiagge sono attrezzate con pontili che invogliano a tuffarsi, ma non tutti sono esperti e il rischio anche di traumi è in agguato. Poi ci sono le buche, le correnti, il vento e le barche. Tante variabili.
 

Cosa si potrebbe fare in più sul fronte prevenzione?
Oltre a diffondere le raccomandazioni sui comportamenti da tenere e quelli da non tenere, sarebbe importante ripristinare i cartelli informativi con i consigli sulle spiagge.
 

Forse se sulla spiaggia fosse già stato attivato il servizio «Spiagge sicure» le cose sarebbero andate diversamente?
Non è detto. Noi con l'elicottero fatto soccorsi anche dove c'era l'equipaggio in spiaggia e non sempre le cose sono andate bene. Certo abbiamo capito che questo è un campo dove le risorse vanno messe a disposizione.

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