«Col cuore nuovo sorrido al futuro»

Il suo cuore aveva iniziato a fare le bizze quando era alle elementari e dopo anni di controlli lo scorso gennaio è arrivata la mazzata: per salvare Genny, oggi 16enne, serve un trapianto. Il 14 marzo la chiamata che cambia la sua vita, il cuore compatibile c'è. Un lungo intervento a Bologna e poi la convalescenza, ma oggi Genny Bottamedi è tornata a Dorsino e guarda al futuro con gioia: «Nel petto batte un nuovo cuore, e ci si sente un po' "come essere in due"».I tuoi messaggi

di Denise Rocca

genny«Nel petto batte un nuovo cuore, e ci si sente un po' "come essere in due"». A raccontarlo è Genny Bottamedi, sedicenne di Dorsino, nelle Giudicarie, a qualche mese di distanza da un trapianto di cuore che le ha salvato la vita. Oggi dice tanti grazie, Genny, e sembra non smettere mai di elencare persone da citare, dietro alla mascherina che la proteggerà ancora per qualche tempo. Grazie ai suoi paesani del Banale, che hanno circondato di affetto lei e la famiglia – hanno suonato le campane a festa quando Genny è tornata a casa, il 3 aprile scorso.
 
Grazie all'Associazione Piccoli Grandi Cuori. Un grazie "proprio speciale" al dottore che la segue costantemente, Luca Ragni, al chirurgo Gaetano Gargiulo del Policlinico S.Orsola - Malpighi di Bologna e alla sua equipe di medici e infermieri «per la professionalità, certo, - spiega - ma anche per l'umanità enorme che ha dimostrato». Al cardiologo di pediatria di Trento Giulio Porcedda. All'elisoccorso del 118 che si è alzato in volo e l'ha portata in tempo record verso la sua nuova vita, a mamma Daria, papà Liduino e alla sorella maggiore Arianna, a chi, soprattutto, ha deciso nel momento dolorosissimo della perdita di qualcuno di caro di donarne gli organi.
 
Un dono che anche Genny ha fatto, perché il suo cuore non era tutto malato, e qualcun'altro oggi la starà ringraziando. È in terza elementare che alla giovane di Dorsino viene diagnosticata una cardiopatia: dolori al torace, una grande fatica a vivere la vita attiva di ogni bambino della sua età, anche nei gesti quotidiani. Anni di controlli e visite, di paura che qualcosa rompesse un equilibrio già fragile. E a dicembre dello scorso anno arriva la brutta notizia: le cose sono peggiorate, serve un trapianto perché il cuore di Genny non riesce più a funzionare come deve. Il 15 gennaio la ragazza viene messa in lista d'attesa per un trapianto: la vita continua con una fatica crescente nelle azioni quotidiane, la paura che sorga qualche complicanza – basta poco a rendere un trapianto impossibile da eseguire – un sobbalzo ad ogni squillo di telefono, il divieto di allontanarsi per più di 25 chilometri dal domicilio perché se arriva il cuore giusto Genny non può farselo sfuggire. E la chiamata arriva di venerdì: il 14 marzo, dopocena, il cuore giusto c'è, un elicottero la preleva dall'ospedale di Tione e in tempo record è a Bologna.
 
Entra in sala operatoria alle 3.30 del mattino e dopo 6 ore i genitori che la aspettano ricevono un'altra chiamata: questa volta all'altro capo del telefono c'è il chirurgo, è andato tutto bene, il peggio è passato. Genny ha un nuovo compleanno, il 15 marzo. Ancora in convalescenza, da allora è ricominciata una vita piena: sono arrivate le passeggiate, la più lunga il giro del lago di Molveno, anche una scampagnata sui monti di casa, a Jon, e sono riprese le lezioni in vista degli esami di terza dell'Università popolare trentina.
 
Come ci si sente, con questo cuore? « Non tanto diversa da prima – spiega Genny - solo c'è più gratitudine dentro di me, verso una famiglia e una persona che non so chi è ma comunque rimane nei miei pensieri. Non me lo sento interamente mio, questo cuore, diciamo che è più nostro". Oggi Genny sarà testimonial per la donazione di organi: «Tutti dovrebbero andare almeno una volta in quel reparto – racconta -  nessuno capisce quanto è difficile finché non conosci le storie dei bambini appena nati che vanno subito in terapia  intensiva, di mamme che hanno partorito da pochi giorni e sono lì con i loro bimbi che magari sono a letto da sempre e piangono quando li sollevi perché non muovono mai le gambe. Da lì capisci quanto sono stata fortunata io, nella sfortuna, ma davvero tanto fortunata perché oggi sto bene, il mio cuore è perfetto». 

 

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