Abita a Levico e cade Ricoverata all'ospedale di Tione

«Perché la mia anziana zia di Levico, soccorsa per una brutta caduta, è stata ricoverata a Tione, a 70 chilometri di distanza da casa, anziché a Borgo, Trento o Rovereto?». A chiederlo è Patrizia Moser, trentina che si dice orgogliosa di come funziona la nostra sanità, ma che in questa occasione dice di non potersi non lamentare per il trattamento ricevuto dalla sua parenteI tuoi commenti

di Patrizia Todesco

Ospedale Santa ChiaraLEVICO - «Perché la mia anziana zia di Levico, soccorsa per una brutta caduta, è stata ricoverata a Tione, a 70 chilometri di distanza da casa, anziché a Borgo, Trento o Rovereto?». A chiederlo è Patrizia Moser, trentina che si dice orgogliosa di come funziona la nostra sanità, ma che in questa occasione dice di non potersi non lamentare per il trattamento ricevuto dalla sua parente.


Veniamo ai fatti. A novembre la zia cade davanti a casa, a Levico. «In quel momento non c'era nessun parente che la potesse accompagnare lungo il suo calvario (figlio in Svizzera, un nipote assente in quei giorni, l'altra nipote al lavoro dal quale non si può chiedere una dispensa per una vecchia zia malata), ambulanza verso S. Chiara, pernottamento presso "osservazione breve" - racconta la nipote - La zia è in stato confusionale, smarrita e sofferente, con manifesta depressione.

 

L'altra nipote si reca in ospedale il giorno dopo per visitare la zia e si sente dire dal medico di turno che la zia è stata trasferita a Tione, 70 chilometri da Levico, città di residenza, 70 chilometri non di autostrada o superstrada, ma di curve e tornanti». La nipote segue la zia per cercare di portarle conforto, e come lei nei giorni successivi gli altri parenti e il figlio che fa avanti e indietro dalla Svizzera, da Levico e Tione.  Quello che si chiede la nipote è se il protocollo sia stato seguito. «Con gli ospedali facilmente raggiungibili da Levico (Borgo, Rovereto), si è scelto Tione, dove a novembre ci sono tanti posti letto vuoti perché a Pinzolo e Madonna di Campiglio si è fuori stagione e non ci sono turisti che ricorrono alle cure», dice sottolineando anche la mancanza di umanità nelle cure visto che la lontananza ha creato disagi sia alla donna ricoverata che a tutte le persone che dovevano assisterla.


«E chiedo ancora: quando un medico deve seguire un protocollo e quando invece applicare il semplice buon senso? Quanta amarezza, quando a fare le spese deve essere un essere solo e indifeso come un anziano. Quanto ha risparmiato la sanità trentina mandando mia zia a Tione anziché a Borgo o a Rovereto? Gradirei una risposta da chi ne ha la competanza».


E la risposta è arrivata al dottor Claudio Ramponi, a capo del dipartimento dell'emergenza. Una risposta che ovviamente è strettamente legata all'organizzazione del sistema ospedaliero trentino. «È evidente - spiega - che se la signora è stata inviata a Tione è perchè negli ospedali più vicini quel giorno non c'era nessun posto disponibile. Il sistema ospedaliero funzionata come una rete. Inizialmente si guarda nell'ospedale più vicino alla residenza del paziente e poi ci si allontana tenendo conto anche del tipo di cure di cui ha bisogno la persona».

 

Trento viene riservato ai pazienti che hanno bisogno di cure ad alta intensit,à mentre in periferia vengono inviati coloro ricevono a Cles, Borgo, Tione o Cavalese le stesse cure che riceverebbero a Trento. Il tutto, naturalmente, compatibilmente ai posti letto. «Abbiamo avuto settimane di intensissimo lavoro - spiega il dottor Ramponi - e cerchiamo di non tenere nessun paziente sui corridoio. Per questo avvengono i trasferimenti. Comprendiamo gli eventuali disagi di un ricovero non vicino a casa ma questo è un provvedimento che viene preso quando non ci sono altre possibilità, quando nell'ospedale più vicino tutti i posti sono esauriti». 

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