Parola d'ordine: risparmiare

Non si usano espressioni abusate come «tirare la cinghia», «vacche magre» e casse provinciali «svuotate», ma nel rapporto sulla legislatura appena conclusasi, tra le righe, di risparmio si parla eccome. Il rapporto è stato redatto dai tecnici e dai docenti collaboratori della Provincia ma una parte, quella introduttiva e quella finale, porta la firma di Marta Dalmaso, ormai ex assessore dell'ex giunta provinciale. Il documento (106 pagine) assume quindi i toni dell'«eredità» dell'ex numero uno del sistema trentino dell'istruzione

di Andrea Tomasi

DalmasoTRENTO - Non si usano espressioni abusate come «tirare la cinghia», «vacche magre» e casse provinciali «svuotate», ma nel rapporto sulla legislatura appena conclusasi, tra le righe, di risparmio si parla eccome. Il rapporto è stato redatto dai tecnici e dai docenti collaboratori della Provincia ma una parte, quella introduttiva e quella finale, porta la firma di Marta Dalmaso, ormai ex assessore dell'ex giunta provinciale. Il documento (106 pagine) assume quindi i toni dell'«eredità» dell'ex numero uno del sistema trentino dell'istruzione. Luci ed ombre. Pochi i riferimenti ai tagli effettuati quest'anno e per il futuro (8,5 milioni di euro/anno solo per il settore scuola).
I numeri.
In un periodo in cui si contano 1382 insegnanti precari di elementari, medie e superiori, nella relazione tecnica si fa la «fotografia» dello stato di salute della scuola: «5.748 insegnanti di ruolo, 800 cattedre intere e 700 contratti per spezzoni disponibili ad inizio anno per assunzioni a tempo determinato, circa 1000 contratti per supplenze brevi assegnati dalle scuole nel corso dell'anno».
Lavoro poco sicuro.
Nel testo non si sorvola sul problema del precariato. «Il problema - si legge - permane, non tanto per lo scostamento tra organico di diritto e organico di fatto per posizioni intere a tempo pieno, rispetto al quale l'amministrazione da alcuni anni ha stabilito una copertura pari al 96% e al 100% per gli insegnanti di sostegno, ma per la presenza di spezzoni suddivisi tra più scuole e per gli insegnanti titolari di cattedra che sono momentaneamente distaccati dall'insegnamento (temporalmente inidonei al lavoro, distacchi sindacali, utilizzi ecc.). La necessità di contenimento dei costi di back office impone una maggiore condivisione dei servizi tra scuole. Sarà quindi necessario avviare un progetto di mappatura e di riorganizzazione». Insomma da qualche parte si deve intervenire con la forbice e con la colla.
Materna: tagli possibili.
Possibile risparmio anche alla scuola materna. «Il progetto di sperimentazione delle lingue nelle scuole dell'infanzia è materialmente decollato nel 1998, con la legge provinciale 14 luglio 1997, n. 11». «In 15 anni l'espansione «raggiunta è nell'ordine del 50% delle scuole». Nel rapporto si parla di «resistenze» registrate sia nelle strutture pubbliche che in quelle equiparate. Si parla di possibile intervento a livello contrattuale: «Va individuato un meccanismo di utilizzo del personale formato sul territorio più flessibile e non vincolato esclusivamente alla singola scuola».
Infanzia, le cifre.
«La scuola dell'infanzia in Provincia di Trento ha un'organizzazione storica che risale alla Legge provinciale 13 del 1977. Attualmente, il servizio è reso da 276 scuole dell'infanzia di cui 158 equiparate. Nel sistema provinciale, il quinquennio ha registrato anche una trasformazione interna con il nascere di nuovi soggetti gestionali nell'ambito delle scuole equiparate dell'infanzia (il riferimento è soprattutto all'associazione Coesi, nata in seguito al distacco di alcune scuole dalla Federazione provinciale delle scuole materne, ndr)».
Tecnologia e risparmio.
Nei giorni scorsi Nicola Zuin (Stati Generali - Fenalt) aveva attaccato l'amministrazione provinciale parlando di scarasa attenzione alle risorse umane e di troppi sprechi: «Consulenze dei tecnici esterni ai convegni, ma anche registri elettronici e alle lavagne interattive» spiegava Zuin. Sul rapporto della Provincia leggiamo: «Più del 50% delle aule è dotata di lavagna interattiva multimediale. Tuttavia, rimane ancora la difficoltà di molti insegnanti ad utilizzare tutte le potenzialità di questi strumenti che, per essere pienamente sfruttati, richiedono una revisione non indifferente delle modalità didattiche». A.Tom. 

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