Niente permessi per i corsi  La rivolta dei docenti precari

È un fulmine a ciel sereno la decisione della giunta provinciale di negare ai precari della scuola, richiamandosi alla lettera del contratto, il permesso di studio, cioè le 150 ore per seguire i percorsi abilitanti speciali (Pas). «Siamo l'unico territorio che non recepisce le direttive ministeriali sui permessi» spiegano i rappresentanti degli Stati generali della scuola

di Zenone Sovilla

ADITN040011720110727_1.jpgTRENTO - È un fulmine a ciel sereno la decisione della giunta provinciale di negare ai precari della scuola, richiamandosi alla lettera del contratto, il permesso di studio, cioè le 150 ore per seguire i percorsi abilitanti speciali (Pas).
«Siamo l'unico territorio che non recepisce le direttive ministeriali sui permessi: come dovremmo fare, dunque, per frequentare questi corsi, lasciare il lavoro di insegnanti supplenti? L'abilitazione ci serve per consolidare la posizione in graduatoria e sperare di arrivare a una stabilizzazione professionale dopo anni di attesa», spiegano Alessandra Decarli e Erica Schmidt , rappresentanti degli Stati generali della scuola. La richiesta è dunque che siano attivati i permessi straordinari, per coniugare il lavoro (precario) con le lezioni dei Pas, in genere programmate di venerdì e sabato per un periodo che può durare un anno o più, a volte solo fuori regione.
Questi percorsi di formazione servono per conseguire l'abilitazione formale all'insegnamento e sono rivolti in particolare a docenti che abbiano maturato almeno tre anni di lavoro con contratto a tempo determinato.
«In provincia - ricordano Decarli e Schmidt - stiamo parlando di 1.136 persone interessate (le cui domande di partecipazione sono state accolte) e di un grande numero di famiglie già alle prese con un bilancio da far quadrare, contando su stipendi che spesso non raggiungono i mille euro. Rinunciare al lavoro per l'abilitazione non è immaginabile, ma per aspirare a un futuro meno precario è fondamentale frequentare i Pas, che fra l'altro si devono pagare di tasca propria (una spesa di circa tremila euro)».
Le rappresentanti degli Stati generali tengono anche a sfatare un mito su occupazione pubblica e stabilità in Trentino: «In realtà - sottolineano - il mondo della scuola presenta un profilo particolarmente critico e per quanto riguarda i lavoratori, il tasso di precarietà raggiunge il 30% contro una media nazionale del 20%. E in questo particolare momento, ci preme anche ricordare al mondo politico che anche i precari e le loro famiglie andranno a votare...».
In soccorso del diritto allo studio accorre Sara Ferrari (Pd), consigliere provinciale Pd che da tempo segue le complesse problematiche della scuola trentina. «Esorto la giunta - dice all'Adige - a sedersi al più presto a un tavolo con i sindacati per individuare una soluzione. Si tratterà, in sostanza, di aggiornare il contratto vigente: il testo, infatti, è stato superato dagli eventi di questi ultimi anni e prevede ancora il diritto alle 150 ore per chi frequenta le vecchie scuole di abilitazione Sis, che da tempo non esistono più e sono state sostituite, appunto, dai Pas ai quali, dunque, va riferito questo diritto al permesso straordinario. Bisognerà, poi, coniugare questo passaggio con l'esigenza di garantire, senza aggravio di spesa, la continuità del servizio nelle scuole malgrado le previste assenze per studio di questi docenti con contratti a termine: si tratta, in definitiva, di mettere a punto un piano organizzativo, nulla di impossibile. Sono convinta che l'amministrazione deve assecondare un'esigenza pressante di oltre mille persone che da anni si impegnano per la qualità del nostro sistema scolastico».
Il termine per la richiesta dei permessi di studio è fissato all'11 novembre, ma è prevedibile che possa slittare, nel caso si apra una trattativa in Provincia.

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