Belli: «Staminali, rigore e no a false illusioni»

Di fronte a un bambino malato, terminale, per il quale la medicina non offre alternative chiunque, davanti ad una cura che promette miglioramenti, dice: proviamo. Se con le staminali c'è una speranza, sperimentiamo. Ma per Serena Belli, per anni genetista al S. Chiara e oggi presidente dell'associazione provinciale amici della nefrologia, così facendo non si fa realmente il bene dei malati e delle loro famiglie e nemmeno quello della scienza

di Patrizia Todesco

Di fronte a un bambino malato, terminale, per il quale la medicina non offre alternative chiunque, davanti ad una cura che promette miglioramenti, dice: proviamo. Se con le staminali c'è una speranza, sperimentiamo. Ma per Serena Belli, per anni genetista al S. Chiara e oggi presidente dell'associazione provinciale amici della nefrologia, così facendo non si fa realmente il bene dei malati e delle loro famiglie e nemmeno quello della scienza. «Si rischia di spendere tanti soldi e di avere risultati modesti. In questo momento va mantenuta la calma e il rigore assoluto. È giusto procedere con le sperimentazioni, ma vanno scelti i pazienti affetti da una determinata malattia e vanno monitorati i risultati. Altrimenti rischiamo solo di fare una gran confusione e di illudere le persone».
Serena Belli dice di non parlare da esperta di cellule staminali, ma da genetista. Da medico che queste malattie le conosce bene, come ha conosciuto tante famiglie alla disperata ricerca di cure.
 Dottoressa Belli, perché va mantenuta la calma?
 Queste cure vengono proposte e richieste per tutte le malattie genetiche. Il problema è che le malattie genetiche quasi mai hanno una terapia. Se venisse scoperta una cura, inoltre, non varrebbe certo per tutte. Ogni malattia ha la sua "chiave", anzi, direi che ogni malato ha la sua cura. Possiamo pensare che le cellule staminali siano la panacea di tutte le malattie per le quali vengono proposte? Dico no a priori. Certamente con la sperimentazione si scoprirà che c'è un sottogruppo di una malattia o di malati che hanno una certa malattia per la quale la cura è efficace.
 Su questo, però, c'è un forte dibattito. Pro, contro e in mezzo le famiglie.
 C'è gruppo medici che tende a spingere perché su queste cure non c'è sperimentazione e quindi se riescono ad avere casistica pensano di fare qualche passo avanti nella cura. In realtà gli effetti, ad oggi, non li sa nessuno. Ovvio che i genitori disperati si affidano a qualsiasi cosa e che se vedono un piccolo miglioramento pensano che ce ne potranno essere molti altri. Ma questo al momento nessuno lo sa.
 L'alternativa, però, è il niente. A volte la morte.
 Prima cosa non sappiamo se queste cure hanno anche effetti collaterali. Uno scienziato serio deve tener conto anche di questo. Inoltre hanno un costo notevole e non parliamo di terapie che guariscono, che portano ad avere una vita normale. Io credo che sia corretto fare le sperimentazioni, ma ricordando che le staminali non possono essere la panacea di tutte le malattie genetiche, innanzitutto per il costo che hanno. Bisogna mediare.
 Dunque cosa sarebbe corretto fare?
 Scegliere la malattia sulla quale effettuare la sperimentazione, selezionare i pazienti che hanno quella malattia e solo quella malattia perché solo così si scoprirà se su quella patologia la cura ha effetto. Non si può operare a random, anche perché la nostra società non se lo può permettere. Dobbiamo essere rigorosi, perché se diamo tutto a tutti non capiremo niente. So che sembra crudele ma non possiamo fare diversamente se vogliamo delle risposte.

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