Cure palliative, il centro  di Mori compie un anno

Il primo hospice trentino (ovvero la prima struttura che nella nostra provincia è stata progettata e realizzata specificamente per le cure palliative) ha compiuto un anno. Dodici mesi di attività non facili, per le comprensibili difficoltà dell'avvio di un centro che si occupa di pazienti (più di 90 dal 15 febbraio dell'anno scorso) in situazioni estreme; per i quali la cura non ha l'obiettivo della guarigione, purtroppo non più possibile, ma della minore sofferenza possibile, della dignità e di un commiato per quanto possibile sereno

di Michele Comper

infermiereMORI - Il primo hospice trentino (ovvero la prima struttura che nella nostra provincia è stata progettata e realizzata specificamente per le cure palliative) ha compiuto un anno. Dodici mesi di attività non facili, per le comprensibili difficoltà dell'avvio di un centro che si occupa di pazienti (più di 90 dal 15 febbraio dell'anno scorso) in situazioni estreme; per i quali la cura non ha l'obiettivo della guarigione, purtroppo non più possibile, ma della minore sofferenza possibile, della dignità e di un commiato per quanto possibile sereno.

 

Una ricorrenza che è soprattutto il compleanno di un affiatato gruppo di lavoro: nell'hospice intitolato ad Amedeo Benedetti, infatti, lavorano, con ruoli differenziati ma necessariamente in stretta sinergia, otto infermieri professionali, sei operatori socio sanitari, una coordinatrice, un responsabile medico e una psicologa, oltre ad un gruppo di figure esterne: un assistente spirituale, un fisioterapista, una palliativista dell'Azienda sanitaria e diciotto volontari. Una dotazione di personale stabilita da protocolli internazionali, in riferimento ai nove posti letto disponibili (in realtà sono nove stanze singole).


«Come gruppo di infermieri e assistenti eravamo tutti senza alcuna esperienza specifica - spiega la coordinatrice Alessia Bonola - e all'inizio è stato difficile, nonostante il corso che abbiamo affrontato. Ma proprio il fatto di essere partiti da zero ci ha dato un grande entusiasmo; e una grande disponibilità al confronto, a mettere in dubbio le nostre convinzioni; così in un anno siamo cresciuti tantissimo».

 

Ogni stanza, nella nuova palazzina attigua alla casa di soggiorno, arredata volutamente come un'abitazione, può ospitare un paziente e un suo familiare (ma a richiesta si trova il modo di accoglierne altri); le patologie sono le più terribili perché la prognosi è terminale. Il lavoro dello staff è dedicato al sostegno non solo dei pazienti ma anche dei loro familiari e amici, i quali possono accedere all'hospice in qualsiasi momento, senza limiti di orario, sia per brevi visite sia per fermarsi più a lungo. I pazienti qui trovano per lo più la terapia del dolore, elemento di fondamentale importanza in presenza di malattie che spesso comportano livelli di sofferenza estremi; ma anche un periodo di sollievo, per sé e la propria famiglia, magari in presenza di infortuni o episodi acuti della malattia, oppure prestazioni specialistiche.

 

L'invio avviene da parte dell'Azienda sanitaria in una logica di rete; l'hospice moriano è chiamato a soddisfare il fabbisogno di 26 posti stabilito dalla Provincia in base alla recente normativa nazionale; agli attuali 15 posti letto (oltre ai 9 di Mori, 6 a Villa Igea), presto se ne aggiungeranno altri 11, nel secondo hospice trentino che sarà realizzato a Trento.

 

«È importante sia compreso che l'hospice non è un luogo in cui si viene a morire - dice il responsabile medico Giorgio Raponi - ma in cui ci si prende cura fino all'ultimo e in modo specifico dei pazienti terminali, delle loro famiglie e dei loro amici. L'hospice è un passo avanti di civiltà nato nel mondo anglosassone che finalmente arriva anche da noi; la prima caratteristica, quella che subito fa la differenza, è che non assomiglia per niente ad un ospedale; qui i pazienti terminali non sono lasciati a se stessi, magari senza adeguate terapie del dolore, come accade nei reparti ospedalieri, ma sono messi in grado di affrontare con dignità un periodo così difficile della loro vita; noi lavoriamo per alleviare il dolore, l'ansia, l'angoscia, l'insonnia e altri sintomi, non solo del paziente ma di tutta la cerchia dei familiari e degli amici, che in questi casi sono colpiti molto duramente».

 

«Per l'azienda pubblica di servizi alla persona «Cesare Benedetti» è stata una scommessa molto impegnativa - dice il direttore Antonino La Grutta - e ad un anno dall'inizio possiamo dire di essere orgogliosi del risultato».

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