I no vax e la Shoah: propaganda infame

I no vax e la Shoah: propaganda infame

di Renzo Fracalossi

Forse c’è qualcosa di più di una semplice «leggerezza» dietro il richiamo alle cosiddette «Leggi razziali» del 1938 e l’uso strumentale di un’immagine che ricorda espressamente l’orrore della Shoah, per propagandare certe teorie sulla validità o meno dei vaccini. Forse non si tratta solo di una «provocazione», come si sono affrettati a dichiarare i responsabili di questa nefandezza. Forse anche quest’uso indiscriminato ed irresponsabile di una tragedia unica nel panorama dell’umanità rientra in quella strisciante e subdola cultura della progressiva riduzione a «normalità» del genocidio del popolo ebraico d’Europa.

In un pentolone ribollente di slogan; di retorica della paura; di negazionismo ormai esibito e vantato, come nel recente caso delle affermazioni di Vittorio Feltri - uno che un tempo fu un giornalista - il quale ha dichiarato tutta la sua nausea per il costante ricordo della Shoah; di riscoperta delle più strampalate teorie eugenetiche, si stanno insomma cucinando le nuove pietanze di quell’antisemitismo, che abbonda in molte cucine nazionali, popolari e populiste, dentro il silenzio assordante dei tanti che officiano il rito della Memoria il 27 gennaio, per poi distogliere lo sguardo dagli accadimenti antisemiti ormai quasi quotidiani in Europa.

È di soli pochi giorni fa l’assalto squadrista, in Francia, al filosofo ebreo francese Alain Finkielkraut, un atto gravissimo e passato alle cronache con le solite condanne di circostanza pronunciate un po’ da tutti coloro che sono poi divorati dall’urgenza della dimenticanza. E adesso ci tocca anche questo!

Quest’utilizzo cioè, senza alcun pudore e privo di ogni minimo senso storico, per paragonare i limiti imposti dalle norme vigenti al rifiuto delle vaccinazioni, allo sterminio pianificato e perseguito con atroce violenza di milioni di persone. E il tutto, condito poi con affermazioni che si commentano da sole, come quelle di una esponente dei movimenti contrari alla vaccinazione dei bambini che afferma candidamente, sull’Adige di ieri, che: «Forse è un po’ provocatorio, questo sì, ma non è che ci sia poi tutta questa differenza tra le due situazioni». È evidente che la signora in oggetto non ha nemmeno la più vaga idea di cosa stia parlando.

La Shoah fu infatti il prodotto di una cultura dell’odio, pianificata e propagandata in ogni più recondito anfratto della società tedesca prima, italiana poi ed europea infine. La Shoah fu il frutto di perverse dittature che negarono ogni libertà, compresa anche quella di disobbedire alle leggi vigenti. La Shoah fu l’eccidio, non solo di popoli e di culture, ma anche e soprattutto della civiltà, quella stessa che è poi rinata dentro le democrazie, ovvero quei sistemi che consentono anche il disaccordo ed il dissenso. Non interessa affatto qui la polemica con le teorie e le volontà di coloro che non vogliono vaccinare i propri figli, bensì stabilire l’invalicabilità di un confine morale, ancor prima che storico; un confine che gli autori di questa scempiaggine hanno oltrepassato, si spera inavvertitamente, perché solo così si spiegano dichiarazioni perentorie come questa: «Non ci stanno sterminando, ma quasi. Come crede che iniziarono allora?».

Iniziarono sicuramente non lasciando la libertà per simili affermazioni. Iniziarono, in Germania frantumando, in una notte, migliaia di vetrine, negozi ed imprese ebraiche ed in Italia, improvvisamente espellendo, senza possibilità di appello alcuno, ragazzi e docenti dalle scuole pubbliche. Iniziarono istituendo scuole riservate solo per gli ebrei e caricando i costi di queste sulle spalle dell’utenza discriminata. Iniziarono sospendendo licenze commerciali e proibendo l’esercizio delle libere professioni. Iniziarono vietando i matrimoni misti e licenziando gli occupati negli enti pubblici. Iniziarono limitando al massimo ogni attività professionale, ogni risorsa economica ed ogni dignità individuale. Così iniziarono, per finire, poco dopo, dentro il denso e grasso fumo dei camini di Auschwitz, Majdanek, Treblinka, Chelmo, Mauthausen, Buchenwald e di molti altri inceneritori dell’umanità.

Francamente e sotto il profilo della logica e del buon senso, il paragone fra tutto questo ed i supposti diritti «no-vax» sembra reggere? Spero non ci sia bisogno di risposta.

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