Sulla nave Diciotti affonda l'Italia

Sulla nave Diciotti affonda l'Italia

di Renzo Dori

La dolorosa vicenda della nave Diciotti con il suo carico di migranti è avviata verso la conclusione e quindi è possibile tracciarne una lettura scevra da emozioni o propaganda politica populista. Per farlo partirei dagli eventi così come si sono succeduti per poi chiudere abbozzando una sorta di bilancio fra ricadute positive o negative per la comunità italiana. I fatti:

1. Nella notte fra il 15 e 16 agosto da un barcone carico di profughi diretto verso Lampedusa e che sta imbarcando acqua parte un doppio SOS (richiesta di aiuto). La nave militare italiana Diciotti che si trova in quelle acque, si dirige verso il barcone e trasferisce a bordo 177 migranti. Il salvataggio avviene su indicazioni della Guardia costiera italiana che preferisce salvare le vite in pericolo di affogamento alla richiesta formale di permessi o nulla osta da parte del Viminale. Ultimate le operazioni di salvataggio al Comandante della Diciotti non viene data alcuna indicazione verso quale porto prendere rotta.

2. Dopo 5 giorni di «vagabondaggio» nel mar Mediterraneo finalmente il ministro Toninelli acconsente all’attracco della nave nel porto di Catania. Il ministro dell’interno Salvini vieta però qualsiasi sbarco finché l’Europa non stabilirà la “collocazione” ripartita fra i vari paesi dei 177 migranti.

3. Il 22 agosto su ordine del procuratore di Agrigento che ha visitato la nave, si autorizza lo sbarco di 29 migranti minori e non accompagnati. Per tutti gli altri permane il divieto di sbarco da parte del ministro Salvini nonostante il tentativo di mediazione del presidente della Camera Fico. Nessuno sbarco sarà autorizzato finché non ci sarà l’accoglimento dall’Europa della richiesta di «riparto» dei migranti sui paesi UE esclusa l’Italia. Il procuratore di Agrigento apre un fascicolo momentaneamente intestato ad ignoti per «sequestro di persona».

4. Il 24 agosto la commissione europea dopo oltre sei ore di confronto dice no al ricatto posto dall’Italia sulla pelle dei migranti «sequestrati» sulla Diciotti e viene di conseguenza respinta la richiesta di «riparto». Il vice premier Di Maio risponde: «Allora stop ai fondi all’Europa».

5. Il 25 agosto il procuratore di Agrigento Luigi Patronaggio invia la documentazione al Tribunale dei ministri imputando al ministro Salvini l’accusa di «sequestro di persona, arresto illegale e abuso d’ufficio». Un’ora dopo dal Viminale parte l’ordine di sbarco dei 136 migranti ancora rimasti sulla nave (in precedenza erano stati fatti scendere 12 migranti per ragioni di salute). Verranno accolti una ventina dall’Albania, altrettanti dall’Irlanda e oltre 100 dalla Chiesa cattolica italiana.

Questi i fatti crudi nella loro sequenza. Ciò che è successo però non può esimerci da alcune considerazioni nel tentativo di fare un sintetico bilancio fra positività e negatività legate a questa vicenda. Di positività ne vedo ben poche mentre le negatività giganteggiano: si sono calpestati diritti sanciti dalla Costituzione in particolare l’art. 13 ove si sancisce che la libertà personale può essere limitata solo nei casi previsti dalla legge e con atto motivato dell’autorità giudiziaria (la nave italiana è a tutti gli effetti territorio italiano); un ministro accusato di reati gravissimi con reazioni «scomposte» di quest’ultimo nei confronti della magistratura (cose già conosciute ai tempi dei governi Berlusconi); l’isolamento internazionale dell’Italia rispetto all’Europa; la soluzione finale che vede per iniziativa della Chiesa italiana la collocazione di gran parte dei migranti nelle diocesi e quindi in Italia. A ben vedere quindi i danni procurati alla credibilità internazionale dell’Italia e ai principi di solidarietà e umanità sono risultati gravissimi.

Bel risultato da andarne veramente fieri!

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