Vigili del Fuoco, crisi pericolosa

Vigili del Fuoco, crisi pericolosa

di Lorenzo Dellai

Una delle sciagure peggiori per il Trentino sarebbe una crisi del suo volontariato pompieristico: una crisi non di capacità interventistica, ma di tenuta del tessuto sociale che innerva e sostiene l'organizzazione. Con il rispetto che si deve ad un mondo giustamente geloso della sua autonomia, si deve dire che i segnali di preoccupazione ci sono tutti. E si sono rafforzati con l'ultima Assemblea dei Comandanti, nella quale - almeno a detta dei presenti con i quali ho potuto parlare - si è respirato un clima consono più ai congressi dei partiti in decadenza che agli incontri del volontariato organizzato. Da tempo, peraltro, si coglieva una situazione di disagio e di conflitto mai avvertita in tali termini nel passato; averla sottovalutata è stata forse una leggerezza parte di tutti coloro i quali avevano titolo diretto o indiretto per intervenire nel dovuto modo.

In ogni caso, al di là dei titoli, il futuro dei pompieri volontari è uno dei «beni comuni» e tutti hanno il dovere di averlo a cuore e, magari anche solo con qualche riflessione, di coltivarlo. Accennavo prima al tessuto sociale che sostiene l'organizzazione: il volontariato pompieristico non è solo un apparato di grande efficienza e capacità operativa. È prima di tutto una comunità di persone tenute assieme da precisi vincoli di solidarietà e di condivisione. Se questa base costitutiva si attenua, viene meno il pilastro principale di tutta l'impalcatura, che già è sottoposta alle sollecitazioni micidiali del tempo che cambia.

La cultura prevalente - ispirata all'individualismo e propensa a confondere le aspirazioni con i diritti - consuma infatti valore sociale senza rigenerarlo. Ed è un miracolo che in Trentino ciò non abbia ancora compromesso istituzioni secolari come quelle del volontariato organizzato. Va poi ricordato che, su questa impalcatura del volontariato pompieristico e delle altre organizzazioni consorelle, la Legge Provinciale 9/2011 ha riposto ulteriori aspettative e responsabilità rispetto al passato.

È stata una scelta consapevole, frutto di lunga e partecipata discussione; una scelta ambiziosa, che comporta fatica e impegno da parte di tutti i pompieri e attenzione costante da parte della comunità e delle sue istituzioni. La visione della LP 9/2011 - in assoluta sintonia con la nostra tradizione - prevede un ruolo forte del volontariato; un ruolo che non è di serie B e neppure «complementare», ma assolutamente dello stesso rango rispetto a quello delle strutture permanenti dell'ente pubblico. Sono le strutture «pubbliche» semmai che sono complementari a quelle del volontariato di protezione civile: intervengono a loro supporto quando serve, in una logica di sussidiarietà. È questa, in realtà, la vera differenza - culturale prima che organizzativa - che distingue il Volontariato Pompieristico del Trentino da quello del resto d'Italia (Bolzano esclusa).

Ovviamente una visione di questo tipo richiede un Volontariato sempre «in tensione» sia operativa, sia soprattutto valoriale e motivazionale. Non a caso, si era previsto un ruolo centrale per la Scuola di Formazione, che era affidata alla responsabilità della Federazione dei Volontari proprio perché non si trattava solo di pur necessarie competenze tecniche ma anche di «auto manutenzione» degli aspetti sociali e culturali. Aver recentemente rinunciato a questa prospettiva, riconsegnando la Scuola alla Provincia, è stato, a mio parere, un errore di prospettiva.

I segnali di scollamento sembrano oggi riguardare alcuni aspetti essenziali: rapporto tra Comandanti e Ispettori Distrettuali e ruolo di questi ultimi; legame con i Sindaci, referenti istituzionali primari dei Corpi (tra parentesi: Dio ci preservi dalla infausta prospettiva delle fusioni tra Corpi che sembra far capolino qua e là come ricaduta del mantra delle fusioni tra municipi); fiducia reciproca e sintonia tra i vari livelli e organismi della Federazione e nel Consiglio Direttivo.

A questi segnali si aggiunge in questi giorni la notizia di una sorta di auto convocazione dei Comandanti: iniziativa certo legittima, ma piuttosto inconsueta e indicativa di una fase di grande delicatezza. Non è compito della politica prendere parte pro o contro il Presidente Flaim o altri. Sarebbe una ingerenza faziosa, indebita e nefasta. Ciò che serve è una forma discreta e misurata di «ingerenza umanitaria»; questa sì che spetta alle istituzioni politiche, perché riguarda la tutela di una delle espressioni più importanti della nostra costituzione materiale.

Speriamo che il previsto incontro tra il Consiglio Direttivo della Federazione e i vertici della Provincia (non sarebbe fuori luogo in questo senso poter percepire anche un qualche pensiero da parte del Consorzio dei Comuni) possa aprire una fase non solo di raffreddamento delle tensioni interne, ma di ripartenza. Ci sono anche - mi pare - questioni statutarie da affrontare: forse un periodo di gestione straordinaria della Federazione, affidato a persone autorevoli e super partes del movimento pompieristico, potrebbe consentire di riannodare le fila e di mettere a fuoco nuovamente gli obiettivi e le modalità di relazione interna.

Sarebbe imperdonabile disperdere o comunque mettere in difficoltà un patrimonio così prezioso, un «bene indisponibile» che le attuali generazioni (e in primis, nella loro responsabilità e autonomia, i vigili del fuoco volontari in servizio e i Comandanti) hanno solo in custodia e che devono valorizzare per i trentini di domani.

Lorenzo Dellai
Deputato, già Presidente della Provincia

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