Il ritorno del fascismo non va permesso

Il ritorno del fascismonon va permesso

di Sandra Tafner

Ci sono notizie che fanno più notizia di altre e guardando indietro vediamo che nel giro di pochi giorni sono diventate il tema dominante sul quale discutono gli organi d’informazione ma anche i cittadini in casa, al bar, sulla strada. In questo periodo rimbalzano da un discorso all’altro le bravate dei neofascisti e dei neonazisti, non c’è che l’imbarazzo della scelta.

Molte sigle ma unico credo con varie sfumature che tendono al nero. Che poi per definirle si usino termini italiani o stranieri fa lo stesso, sempre in quel mondo si sguazza. Che si definiscano skinhead o seguaci della destra estrema molto non cambia. Non è infatti dei partiti democratici della destra che si parla, ma di certe teste che, siano rasate o che sopra ci lascino crescere i capelli, sono antidemocratiche senza se e senza ma.

Ci si chiede che cos’è la democrazia, meravigliandoci di dover porre questa domanda nel 2017, quando la storia ha già fatto molta strada in positivo e in negativo, tramandando il significato da una generazione all’altra. Diceva Nelson Mandela, premio Nobel per la pace, che un popolo educato e informato è una delle vie migliori per la promozione della democrazia. E detto da lui, che aveva sperimentato sulla propria pelle quel che significa la negazione della democrazia in un Paese come il Sudafrica, dove il Partito Nazionale aveva emanato leggi volte a negare i diritti politici, civili e sociali ai neri (che peraltro erano l’80 per cento della popolazione), significherà pure qualcosa. Un popolo educato e informato, dunque.

Parliamo di Mandela fingendo di credere che di fatti e uomini più vicini a noi siano tutti ampiamente informati. Poi magari ci assale qualche dubbio quando un gruppetto di «predicatori» entra nella sede di un’associazione che a Como lavora per i migranti e legge il proprio compitino che ruota intorno a questa convinzione: Mussolini è stato un grande statista. Ma anche Hitler non era da meno e una voce fuori campo, infatti, recita: bisognerebbe rileggere la storia prima di sostenere che 6 milioni di ebrei sono stati uccisi. E ancora si affaccia un dubbio quando alcuni militanti di un movimento neofascista, col volto coperto da maschere, mettono in atto un blitz a Roma sotto la sede del giornale «La Repubblica», accusata insieme all’Espresso e in fondo alla gran parte degli organi d’informazione di diffondere notizie false. Che sarebbero poi le notizie volte a informare i cittadini su ciò che avviene, comprese le gesta di queste persone.

La sensazione di respirare una certa tensione e talvolta addirittura un clima di odio viene quando il portavoce di Forza Nuova legge una dichiarazione di guerra contro i pennivendoli di regime «che favoriscono lo ius soli», da combattere in ogni modo per difendere la patria, se necessario «a pugni e a calci contro chi porta avanti il genocidio del popolo italiano e diffonde la sostituzione etnica». Ma quale guerra e quale regime? Forse ci è sfuggito qualcosa, non immaginavamo di essere già in armi. È da oltre 70 anni che ne avevamo preso le distanze, che gli Hitler e i Mussolini hanno sgomberato il campo. E invece ecco un rigurgito di nostalgia da parte di chi, forse, non è andato molto a fondo sul tema. Serve un popolo informato, diceva Mandela. Ma questo è popolo informato? Forse servirebbero un supplemento di scuola e qualche occasione in più per un contraddittorio basato su informazioni serie. Forse servirebbe conoscere la Costituzione italiana che alla Disposizione finale XII recita: è vietata la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista. Forse ancora bisognerebbe applicare da subito (ma bisognava applicarle da ieri) le leggi che puniscono severamente e fermamente chi contravviene alle regole della convivenza basata su precisi convincimenti di democrazia.

Per la verità, continuando a ripetere «forse», si rischia di far sedimentare quel senso di incertezza e di paura che sta crescendo fra la gente e che dovrebbe farla stare all’erta. E allora sarà meglio dire che sì, le leggi vanno applicate e subito. E se il ministro della giustizia Andrea Orlando afferma: «Quando ci sono messaggi che richiamano parole d’ordine del fascismo e per di più vengono veicolati con l’uso della forza e dell’intimidazione, deve intervenire lo scioglimento dei gruppi neofascisti e neo nazisti».
Allora speriamo che intervenga. E con una certa urgenza.
sandra.tafner@ladige.it

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