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Gaza, la barbarie del terrorismo e il “lodo Moro”

di Luigio Sardi

Chissà se il misterioso, però efficace, “Lodo Moro” continuerà a salvare l’Italia dai tormenti del terrorismo destinato a crescere nell’Europa in parallelo con la tragedia che stanno vivendo i popoli palestinesi e israeliani. Quello fu un patto segreto - francamente da noi i segreti sono tanti: Ustica per citarne no, Piazza Fontana per indicarne un altro, l’attentato all’Alpen Express del 30 luglio 1970 alla stazione di Trento, ma l’elenco è lunghissimo - fra lo Stato italiano e il Fronte per la liberazione della Palestina che scongiurò sul nostro territorio uno scontro fra il Mossad, il servizio segrete di Israele, e i palestinesi.

Sommariamente, “lodo” indica, nelle tavole del diritto italiano, il “negozio giuridico” con cui si conclude un arbitrato; in sostanza, quello stipulato da Moro quando era Ministro degli Esteri nel quarto governo di Mariano Rumor cominciato nel luglio del 1973 e durato 8 mesi, salvò da molti, terribili, guai una Nazione che nel 1938 acclamò con giubilo le legge razziali che misero al bando gli ebrei, volute da Benito Mussolini. Moro, certo. Ma anche Bettino Craxi, Giulio Andreotti, Rumor, erano al corrente di quella scelta di “non belligeranza” con i palestinesi in odore di sabotaggi con bersaglio, per esempio, gli aerei della El Ail.

Se arrestati, venivano processati, condannati e spediti in qualche capitale mediorientale. Ovviamente il Mossad era molto adirato e così l’ Argo 16, un bimotore ad elica impiegato per i trasferimenti - anche dei “gladiatori” compresi quelli trentini che s’addestravano in Sardegna - di terroristi graziati, precipitò a Marghera (nella foto) per mano, meglio per sabotaggio di agenti di Tel Aviv. Sembra, naturalmente.

Perché su quella sciagura che uccise quattro aviatori italiani, ma è più corretto chiamarlo delitto, c’è ancora il segreto di Stato. Si adombrò anche Henry Kissinger, il Segretario di Stato degli Stati Uniti d’ America, personaggio di origini ebreo tedesche. Era adirato con Moro che voleva portare il Pci (i comunisti) nell’italico governo, ma possiamo credere che fosse stizzito per l’apertura ai palestinesi. Il citato “lodo” venne a galla nel 1978, dalla “prigione del popolo” dove Moro era ostaggio delle Brigate Rosse.

Chiedeva allo Stato di trattare, svelando che quella della trattativa, era una scelta riservata ai terroristi palestinesi arrestati in Italia. Così si comprese che l’Italia era una base dei guerriglieri che avevano garantito di preservare gli italiani dagli attentati, quindi dalle ritorsioni di Israele. Anche il Presidente della Repubblica era d’accordo. E tutti i politici, caso strano, mantennero il segreto.

Appunto Moro, in una lettera datata 22 aprile 1978 e indirizzata a Luigi Cottafavi, ambasciatore aggiunto presso l’Onu e rinvenuta, altro italico mistero, nel covo brigatista di via Monte Nevoso, a Milano, il 10 ottobre del 1990 dove si scoprì, per caso, il memoriale dell’ostaggio assassinato, scriveva: “Non dimenticando che in moltissimi altri paesi civili, si hanno scambi e compensazioni e che in Italia per i casi dei palestinesi ci siamo comportati in tutt'altro modo”.

Cioè i palestinesi erano stati liberati ed esiliati. Qualche giorno più tardi, in una missiva indirizzata alla Democrazia Cristiana, recapitata il 28 aprile alla sede romana di Piazza del Gesù, scriveva e lo faceva per salvarsi la vita: “Bisogna pur ridire a questi ostinati immobilisti della D.C. che in moltissimi casi, scambi sono stati fatti in passato, ovunque, per salvaguardare ostaggi, per salvare vittime innocenti. Ma è tempo di aggiungere che, senza che almeno la D.C. lo ignorasse, anche la libertà (con l'espatrio) in un numero discreto di casi è stata concessa a palestinesi, per parare la grave minaccia di ritorsioni e rappresaglie capaci di arrecare danno rilevante alla comunità. E, si noti, si trattava di minacce serie, temibili, ma non aventi il grado d'immanenza di quelle che oggi ci occupano. Ma allora il principio era stato accettato. La necessità di fare uno strappo alla regola della legalità formale (in cambio c'era l'esilio) era stata riconosciuta”.

E accettata. Lo Stato non accettò lo scambio, perché c’erano gli assassinati di via Fani. E così anche Moro venne trucidato. Tanto per ricordare che le barbarie sono sempre in agguato.

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