Tornare a seguire vicende perse di vista: in attesa di poterlo fare noi, ci pensano i libri

Tornare a seguire vicende perse di vista: in attesa di poterlo fare noi, ci pensano i libri

di Leonardo Pontalti

Quando torneremo ad uscire, chissà con quanta gioia rivedremo anche le persone che ci stanno meno simpatiche. Riservando loro un sincero e soddisfatto "Ancora lei!"
 
Ritrovarsi alle prese con vecchie conoscenze (non certo antipatiche, nel caso del libro, eh!) è quello che accade anche nel romanzo che il blog Selfie di carta vi propone oggi. O meglio, che vi propone, com'è nostro solito, chi i libri è abituato a sceglierli, maneggiarli, consigliarli. Oggi a farci compsgnia con la "sua" lettura del momento è Edoardo Bertotti Franchi, libraio del Centro Studi Erickson di Gardolo. Il libro è “Olive, ancora lei”, di Elizabeth Strout (Einaudi, 272 pagine).
 
Partiamo, come sempre, dai tuoi "spazi" per la lettura.
«Devo ammettere che sono un lettore piuttosto disordinato: non leggo mai molte pagine di fila nella stessa posizione. A casa il divano è il posto preferito, ma quando fa più caldo mi sposto volentieri all’aperto. Durante questi giorni a casa il balcone è una risorsa preziosa».
 
A che punto sei? Perché l'hai scelto?
«L’ho appena iniziato, trenta pagine circa. Ma si riconosce già lo stile impeccabile di Elizabeth Strout. L’ho scelto perché ho amato molto altri suoi libri. La prosa è asciutta, essenziale: come gli ordinari abitanti del Maine che conducono le loro vite di provincia in quelle pagine. Ma si sa, i grandi scrittori americani attraverso l’ordinaria quotidianità ci trasmettono tutta la struggente umanità dei loro personaggi; e la Strout in questo è maestra».
 
Raccontaci un po' del "tuo" libro.
«L'autrice tenta una mossa difficile: proseguire la storia di un personaggio di un romanzo precedente, Olive Kitteridge. Qui si svolge la vita di Olive, attraverso episodi slegati ma tenuti assieme dal filo rosso della protagonista, dopo i 70 anni. Il tentativo non è facile ma l’autrice era già riuscita nell’impresa con i due libri dedicati a Lucy Barton (sempre legati al Maine rurale, sempre con una costellazione di personaggi connessi alla protagonista tramite episodi minimi). Sono ancora all’inizio del libro ma ho aspettative alte che, credo, non verranno disattese».
 
Regalaci un passo che ti ha particolarmente colpito.
«Come dicevo sono ancora agli inizi. Quindi cito l’incipit del libro, che già fa intuire il tono del romanzo:
“Nel primo pomeriggio di un sabato di giugno Jack Kennison inforcò gli occhiali da sole, salì sulla sua decapottabile aperta, si fece passare la cintura di sicurezza sulla grossa pancia e partì alla volta di Portland, a quasi un’ora di macchina, pur di non incontrare Olive Kitteridge lì nell’alimentari di Crosby nel Maine”.»
 
Hai già scelto il prossimo libro, quando finirai "Olive, ancora lei"?
«Probabilmente sarà Inventario di alcune cose perdute di Judith Schalansky, edito da Nottetempo. Vi saprò dire!»

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