I bimbi a scuola con un quintale di libri

I bimbi a scuola con un quintale di libri

di Lucio Gardin

Certe mattine mi fermo a guardare i bambini che vanno a scuola. Li osservo trascinarsi ricurvi sotto il peso degli zainetti. Sembrano Sherpa sul sentiero della valle del Khumby. Viene da chiedersi cosa ci mettano dentro. La lavagna? I genitori? Io alla loro età portavo a scuola tre libri, tenuti insieme da un elastico con disegnato Johan Cruyff. Andavo a scuola in bici e a ogni buca sulla strada, dal cestino cadeva fuori un libro, finché un bel giorno sono entrato in classe con solo l’elastico.

Per tre anni ho studiato quello. A qualsiasi domanda della maestra, da «qual è la capitale della Cina» a «come ti chiami» rispondevo: «L’elastico si può deformare ma torna alla sua forma originale al venir meno della causa sollecitante».

In scienze avevo il voto più alto. Avete notato che più indietro si va negli anni e meno libri si usavano? Oggi, mio nipote va a scuola con una maggiolina di libri sulla schiena; ogni giorno ne porta più di quanti ne abbia letto Da Vinci in tutta la vita. Ed è solo in seconda elementare (mio nipote, Da Vinci è fuori da qualche tempo).

Mia mamma andava a scuola con una penna, un foglio e una carruba. Consumata la penna, scriveva con la carruba, e finita la carruba si mangiava il foglio (piegato in due con dentro la penna).

La generazione precedente probabilmente non portava manco la penna. Seguendo il trend, nel medioevo a scuola non andavano neanche con i vestiti. O forse non andavano neanche, fine della frase. Io provengo da una famiglia povera, e per tutti i sette anni delle elementari i miei genitori mi hanno comprato solo libri usati.

Nei cinque anni di medie è andata meglio perché erano usati anche i quaderni, e a novembre avevo già i compiti di tutto l’anno fatti. Era un’altra epoca. Le interrogazioni erano più simili a interrogatori. La maestra mi trascinava alla lavagna (dopo avermi bendato e fatto fare un paio di giri su me stesso per non farmi ritrovare la strada) e poi mi piazzava una lampada da 100 mila watt in faccia. «Chi ha ucciso Giulio Cesare? Parla!» «Non so maestra, io non ho visto niente!» «Gardin, tre giorni di sospensione e domani, accompagnato dai genitori!» «Okay, ma il coltello devo restituirlo?».

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