E invece sì: mangiamo spread

E invece sì: mangiamo spread

di Renzo Moser

A quelli che, quando scrivi sul giornale o sul sito che lo spread prende il volo, come è successo oggi (chiusura a 204, dopo aver toccato quota 216), rispondono, più o meno, così:

  • «...meglio, tanto adesso usciamo dall’euro»;
  • «...non ci crede nessuno»;
  • «...basta con il terrorismo»;
  • «...tutte balle»;
  • «...allora vuol dire che si va nella direzione giusta»;
  • «...echissenefrega»;
  • «...uno spauracchio psicologico»;
  • «...volete solo metterci paura»;
  • «...non mangio spread»;

etc etc etc

A tutti questi, che sono variamente laureati «all’università della vita», si sono specializzati «alla scuola della strada», e affini; che insultano («schiavo del regime», «pennivendolo», «marchettaro», etc etc etc)
e danno di venduto al giornalista che riporta quelli che sono, fino a prova contraria, solo dei fatti, incontestabili e verificabili. vorrei solo ricordare che:

  • non c’è un omino, magari con il naso adunco e una kippah in testa, che manovra la «manopola dello spread»;
  • se lo spread sale, il costo del nostro (enorme) debito pubblico sale di conseguenza; vale a dire, se vogliamo che qualcuno compri i nostri Btp, dobbiamo pagare rendimenti più alti;
  • en passant, i Btp ci servono per finanziare il debito pubblico e garantire il funzionamento della macchina statale. Cose insignificanti come pagare stipendi e pensioni, tanto per dire. In tempi di reddito di cittadinanza, sarebbe per lo meno imprudente snobbare la questione spread;
  • c’è un’altra questione che fa infuriare i suddetti: quella del rating. All’Italia, come a tutti i paesi, viene dato un «voto», un rating, appunto, che ne valuta e garantisce la solidità e stabilità finanziaria di fronte ai mercati. Ora, non si tratta di spauracchi: più il rating è basso, più devi pagare perché qualcuno ti presti i tuoi soldi. A proposito, il rating dell’Italia, non è tra i più alti al mondo. Se dovesse scendere ancora... come diceva il grande Lino Banfi, sarebbero «volatili per diabetici».


Insomma, siete proprio sicuri di non mangiare spread? Che vi piaccia o no, il nostro mutuo casa dipende (anche) dallo spread; lo stipendio, le tasse che versiamo, l’Iva che paghiamo, le rate della macchina, della lavatrice o del maxischermo dipendono dallo spread. La spesa che facciamo, o meglio, il suo costo, dipende dallo spread.

E quindi: sì, mangiamo spread. Poi, ovviamente, possiamo far finta di niente e che sia tutto una pagliacciata.

PS: l’argomento di questo post è lo spread, non questo o quel governo, questa o quella maggioranza, questo o quel partito.

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