L'enigma Maddalena, due occhi nel profondo

L'enigma Maddalena, due occhi nel profondo

di Paolo Ghezzi

Due occhi (chiari) che guardano altri due occhi (chiari! Hollywood non ama le oscurità mediterranee). Due occhi nel profondo. Come se scandagliassero il mistero dell’umano. Quella risposta che non si può dire a parole. L’anima dentro una persona. Il respiro interiore. Questa è Maria Maddalena secondo un film interessante - a tratti anche poetico - scritto da due donne (Helen Edmunson e Philippa Goslett) e diretto dal regista australiano Garth Davis, girato a Matera, Napoli e in altri luoghi italiani, in questi giorni al cinema: un film di sguardi e di atmosfere, con poca storia e solo frammenti della tragedia più nota al mondo, la Passione del Figlio di Dio, senza effetti speciali. Non attirerà le folle dei popcorn.

Non c’è neppure, nel film, la ricerca dietrologica di una quinta evangelista o di una tredicesima apostola nonché moglie del Cristo, alla Dan Brown. Anche se lei siede lì, all’ultima cena, con gli altri, vicino a lui. Non c’è ammiccamento su presunti rapporti speciali tra la donna di Magdala (oggi Migdal, sul lago di Tiberiade) e il rabbi di Nazareth. Una donna e un uomo del nord di Israele. Aria pura, al confronto dei veleni della capitale del sud, Gerusalemme di Giudea. Gesù, nato laggiù a Betlemme per affermare la sua discendenza dalla regalità di David il cantore, aveva vissuto trent’anni in silenzio e predicato per tre anni lassù, nell’aria fresca della Galilea di Giuseppe e Maria, sul mare dove pescava pesci e apostoli.

In «Jesus Christ Superstar» lei, la Maddalena, accarezzava e calmava l’ansia di lui, il predestinato, con gesti affettuosi che richiamavano la pagina più sensuale del Vangelo, quella della peccatrice (che qualcuno ha identificato nella stessa Maddalena) china a ungere e bagnare di lacrime e profumo i piedi del Salvatore, ad asciugarli con i suoi lunghi capelli. Qui Rooney Mara, trentatreenne coetanea del messia storico, sfiora appena, con le sue mani bianche, le mani e il volto grigio segnato dalle rughe di Joaquin Phoenix, un Gesù intenso e invecchiato (l’attore ha 43 anni) che porta addosso tutto il peso del male del mondo. E il peso delle speranze di un popolo oppresso.

Lei, Maria Maddalena, si ribella invece al matrimonio deciso dal padre e dai fratelli che la credono indemoniata, per seguire, libera e più leggera, le orme del maestro che tocca e guarisce i malati, accarezza e riscatta i ciechi, libera gli schiavi del potere e della paura. Contrapposta agli apostoli che, nel film di Davis, hanno capito quasi niente (sono pronti a imbracciare le armi per un maestro-messia-re, non a seguirlo sulla via della croce) Maria di Magdala è la discepola che più lo capisce, che più lo consola, che meglio lo sa annunciare.

Se nel Vangelo lei ha il privilegio di stare ai piedi della croce e il Risorto appare a lei (una donna!) prima ancora che agli apostoli, quelli che l’avevano lasciato solo tra gli ulivi, addormentandosi come bambini stanchi invece di fargli compagnia nell’agonia, una ragione ci deve essere.

Papa Francesco, che cerca di risarcire le donne per troppi secoli di Chiesa cattolica ipermaschilista, ha esaltato la Maddalena come «apostola degli apostoli» e «apostola della speranza».
Era innamorata di Gesù, la giovane donna di Magdala? Che cosa ci sarebbe di strano? O di male? Era innamorata, anche, del Dio che lui raccontava. Del Regno dei cieli che le faceva intravvedere. Scriveva il futuro cardinale Ravasi, biblista: «Nel vangelo apocrifo di Filippo, scoperto in Egitto nel 1945, si leggono queste parole: “Il Signore amava Maria Maddalena, la sua compagna, più di tutti i discepoli e spesso la baciava sulla bocca. Gli altri discepoli, vedendolo con Maria, gli domandavano: perché l’ami più di tutti noi?”. Non bisogna leggere questo testo in modo equivoco e malizioso, come siamo tentati di fare noi occidentali. In realtà, attraverso il linguaggio amoroso si vuole esaltare l’esperienza mistica: Maria, la prima testimone della risurrezione, è l’emblema del perfetto fedele che ascende per scale di luce fino alla pienezza della visione e dell’amore spirituale».

Scale di luce. Sempre di ascese amorose si tratta. E «Maria Maddalena», il film, è testimonianza visiva di questa storia d’amore. Sguardi che si incrociano ma che guardano dentro e oltre. Ci si passi l’accostamento bizzarro; Flaubert, nella sua «Educazione sentimentale», descrive così il ritorno di Frédéric a Parigi, in carrozza, verso la sua amata: «Passavano operai in grembiule, carretti di birrai, furgoni di lavandaie, barrocci di macellai; cadeva una pioggia sottile, faceva freddo, il cielo era pallido, ma due occhi che per lui valevano il sole splendevano dietro la nebbia».

Forse la donna di Magdala, negli occhi dell’uomo di Nazareth, vedeva il sole oltre la nebbia della storia, oltre il freddo, oltre il caos del mondo.

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