La ricetta di Baglioni, cuoco di canzoni

La ricetta di Baglioni, cuoco di canzoni

di Paolo Ghezzi

Baglioni fa rima con canzoni (di successo) e dunque bene ha fatto la Rai ad assumerlo come direttore artistico e conduttore della prossima edizione. Baglioni è amato da milioni. E avrà telespettatori a vagoni. È il cantautore medio che usa una lingua italiana media per comunicare con l’italiano medio.

Non turba, rassicura. Non sconvolge, commuove. Non spiazza, conferma. Ha l’aurea prevedibilità della medietà.

Prendiamo uno dei suoi hit, «Avrai», che appartiene al genere enumerativo (vale a dire, sciorinare una lista di cose per creare un «effetto accumulo» sul piano emozionale).

«Avrai sorrisi sul tuo viso come ad agosto grilli e stelle/ storie fotografate dentro un album rilegato in pelle» è l’attacco in baglionese puro, elegante trionfo di ovvietà: i sorrisi sono sul viso («sulle scarpe» sarebbe stata un’invenzione artistica), «grilli e stelle» è perfetto per una cartolina dal mare («Papaveri e papere» viceversa è un esempio di allitterazione surreale), «album rilegato in pelle» è da lista nozze.
E così prosegue: «Tuoni di aerei supersonici che fanno alzar la testa».

Volete mettere: «Gli aerei stanno al cielo come le navi al mare», poetica equazione degregoriana?

E ancora: confrontate il metallico «il buio all’alba che si fa d’argento alla finestra», con la pastosità mediterranea deandreiana di «Ti sveglierai sull’indaco del mattino/ quando la luce ha un piede in terra e l’altro in mare/ ti guarderai allo specchio di un tegamino...».

E ancora, baglionicamente implacabile: Claudio inciampa in «Avrai un telefono vicino che vuol dire già aspettare» mentre De Gregori vola alto con «Buona notte tra il telefono e il cielo».

Per non parlare di «schiuma di cavalloni pazzi che s’inseguono nel mare» che meriterebbe una denuncia da parte della Federazione ippica e «pantaloni bianchi da tirare fuori che è già estate», perfetto per il depliant di un grande magazzino. Poi arriva «un treno per l’America senza fermate» (mentre De Gregori s’inventa «non fa più fermate neanche per pisciare»).

Ci fermiamo sul «sole che si uccide» (gas o pistola?) e sui pescatori di telline: una cartolina dal porto, mentre Samuele Bersani si è inventato il «pescatore di asterischi», che lo colloca su un altro pianeta cantautorale.

Sorvolando su due versi per infanti glicemici, come «legnetto di cremino da succhiare» e «ore vuote come uova di cioccolato», l’unico verso dell’intera lunghissima canzone-elencazione che esce dai solchi del registro medio è il semplice ma finalmente sinestetico (scambio tra i sensi) «avrai carezze per parlare con i cani», dove almeno le carezze parlano e non toccano o arruffano o allisciano il pelo dei quadrupedi.

Baglioni insomma è un grande cantautore ma da Sanremo, non da antologia della canzone d’autore, che deve invece contenere sprazzi di poesia, di magia, di dolore e di colore non convenzionale.

Un esempio magistrale, risuonato dal vivo nei giorni scorsi a Trento? «Costruzione» del brasiliano Chico Buarque de Hollanda (traduzione dal portoghese di Bardotti) che meglio di cento trattati di sociologia del lavoro ci racconta una morte bianca in un cantiere: «Salì la costruzione come fosse un solido/ Alzò sul ballatoio due pareti magiche/ Mattone per mattone in un disegno logico/ Con gli occhi pieni zeppi di cemento e traffico/ Sedette a riposare come fosse un principe/ Mangiò pane e formaggio come fosse il massimo/ Bevette e singhiozzò come se fosse macchina/ Ballò e gorgogliò come se fosse il prossimo/ Ed inciampò nel cielo come se ascoltasse musica/ E fluttuò nell’aria come fosse sabato/ A terra si afflosciò come un pacchetto timido/ Agonizzò nel mezzo del passaggio naufrago/ Si spense contromano ostacolando il pubblico».

Poesia pura, non adatta a Sanremo dove le canzoni si consumano e dove - tranne poche eccezioni - ha sempre vinto il baglionese anche se lui, Super Claudio, non c’è mai andato.

Il baglionese imperniato su un principio fondamentale: canta come mangi e dagli una canzone da mangiare facile. Perché già la vita è dura, vuoi complicargliela anche con un testo indigesto? E ha ragione Baglioni. Che avrà spettatori a milioni, alla faccia dei letterari snob.

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