Mercatini di Natale, una fatica sovrumana

Mercatini di Natale, una fatica sovrumana

di Lucio Gardin

Che bello passeggiare per Trento e respirare l'atmosfera natalizia. Girare per i mercatini e profondersi negli immancabili «auguri se no ne veden» verso chiunque; turisti, panchine e alberi di Natale compresi. Non so se lo sapevate, ma quest'anno i mercatini stanno avendo un incremento di presenze del 32% (non è vero, sono dati inventati, ma buttare lì qualche cifra quando parli di presenze turistiche fa sempre la sua figura).

Purtroppo però ieri una comitiva di suore è rimasta intrappolata nella calca. Impossibilitate a uscire, travolte dalla marea di gente, sono state scambiate per statuine del presepio vivente ed esposte al terzo banchetto in zona guanti biodegradabili angolo bambolete de pezza al confine coi berreti de lana de gallina, le scaldarecie de muscio e gli infradito de lana cotta tacco 12. All'apertura di stamattina però le suore non c'erano più. Sparite. Messo al corrente della scomparsa, il sindaco Andreatta ha iniziato subito le ricerche partendo dalla casetta del vin brulè, però lì si è fermato. Allora le indagini sono state portate avanti dall'assessore Robol che, travestito da zelten, si è intrufolato tra le statuine de speck e i panini de lana cotta ed ha scoperto che le suore sono state acquistate in svendita da un turista di Bergamo alta. 

A parte questo spiacevole inconveniente, girare per i mercatini è bello. C'è una frizzante aria di festività. In questi giorni poi, c'è la corsa all'abete (ce ne sono di bellissimi vicino alle palme a nord della piazza). Si vedono papà irreprensibili trasformati nel taglialegna della pubblicità della Marlboro, trascinare abeti come se fossero sequoie (un tizio preso dalla foga ha comprato anche un paio di palme), e passo dopo passo il loro piumino d'oca trasformarsi in piumino d'oca misto resina.

Qualche passo dietro loro la moglie, carica di regali, che ogni metro perde qualcosa: prima le cade un pacchettino, poi dei dolciumi, poi le lenticchie, dei giocattoli, una bottiglia di spumante, il reggiseno, le mudande, l'ocio de vedro, la gamba de legn. E poco lontano il figlio che li segue fissando il cellulare e vedendo Pokèmon dappertutto, anche se non sono Pokémon ma il Franchetto Panizza che insegue l'Andreatta che insegue il Robol che insegue le suore. Oh, che emozione! 

E allora, anche a voi amici di rubrica, buon Natale se no ne veden! Anzi, se no ne lezen! Che poi mi sono sempre chiesto, questo «se no ne veden» è un augurio o una minaccia? Voglio dire, «se no ne veden?» significa che se invece «ne veden» l'augurio decade? Mah! Lo scopriremo solo vedendo. A ogni modo Beppi Crismas!

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