La società che assume soltanto mamme

La società che assume soltanto mamme

di Sandra Tafner

Certe notizie esplodono, i fumi dell'esplosione si diffondono nell'aria per qualche giorno e poi svaniscono. Sarà per un'altra volta. È successo così anche per il «fertility day», la campagna promossa dalla ministra Lorenzin per sensibilizzare sul tema della fertilità, cioè per invitare a fare figli il prima possibile.

Buona l'idea ma sbagliato il tipo di comunicazione, peraltro ampiamente contestato. Datti una mossa, era il messaggio lanciato alle donne, non aspettare la cicogna. Fate figli, insomma, che aspettate? Mah, forse aspettano di avere un posto di lavoro fisso. Forse di avere una casa, anche solo un miniappartamento dove convivere con il compagno anziché con mamma e papà. Forse qualche servizio sociale in più sul quale fare affidamento in assenza di nonni disponibili. Le donne - non tutte ovviamente, perché mettere al mondo figli non è obbligatorio per legge - una mossa se la darebbero anche. Se potessero. O sono migliori quelle che una mossa se la danno a prescindere, tanto ci penseranno in seguito a risolvere i problemi? Gli slogan vanno dritti al bersaglio: donne parliamo a voi. E così una magari si fa venire qualche senso di colpa, che sia soltanto egoismo il mio? Su, sollecitano da Roma, pensate al bene comune. Questo non era ovviamente scritto sui manifesti, però era ampiamente sottinteso.

«Cerco cassiera ma senza figli». L'annuncio stava affisso all'ingresso di un negozio di frutta e verdura a Ferrara qualche mese fa: «Cerco cassiera libera da impegni familiari». Al limite che avesse anche prole, ma fosse disponibile sempre e comunque. Mai visto annunci che si rivolgessero ad aspiranti lavoratori maschi purché non fossero padri.

Ad ogni modo i manifesti della campagna non solo non hanno contribuito ad aumentare la vendita di culle e biberon, ma hanno pure fatto arrabbiare chi una famiglia vorrebbe godersela ma non lo può fare. In Italia l'occupazione femminile è ancora sotto il 50 per cento, con picchi al sud dove le donne senza lavoro sono circa l'80 per cento, cifre che non incoraggiano il desiderio di maternità. I nati del 2015 sono stati infatti 478 mila, mentre si considera che sia di 500 mila l'anno la soglia minima per frenare il declino demografico. 

Ci sono vie d'uscita, ovviamente, che tuttavia richiedono coraggio e fortuna insieme, nel senso che un lavoro lo si può anche inventare, ma i casi sono ancora piuttosto limitati. Come quello di Jolanda che ha messo insieme un gruppo di collaboratrici sparse in tutta Italia, fondando con loro una società che assume soltanto mamme. Ha inventato un portale, le mamme vengono chiamate dalle aziende a testare prodotti per bambini, prodotti dei quali poi descrivono la qualità ed elencano i pregi attraverso blog da loro gestiti. Non serve nemmeno che escano dalle quattro mura, se non quando vengono organizzati corsi di formazione. Casa e famiglia.

La rete dunque ancora una volta può venire in soccorso se usata con intelligenza , con la consapevolezza che può essere un aiuto prezioso a sostegno di chi la usa, purchè non prevarichi diventando unico interlocutore. La raccomandazione non è pleonastica, se perfino Gianroberto Casaleggio, che alla rete ha sempre riservato un posto d'onore, nel suo testamento ideale ha voluto mettere in guardia prevedendo la possibilità di un futuro in balia dell'intelligenza artificiale creata dall'uomo che alla fine potrebbe addirittura soccombere ad essa.

L'importante è non farsi prendere la mano, dunque, col rischio magari di isolarsi dietro un Pc scordando la bellezza dei rapporti umani. Può succedere, come succede ogni giorno a troppi ragazzi (ma anche adulti) abbarbicati al cellulare. Come succede in Giappone con i cosiddetti nuovi eremiti. Sono oltre 500 mila le persone che per almeno 6 mesi non sono mai uscite di casa e il 34 per cento ha vissuto tra quelle mura per più di 7 anni, evitando qualsiasi contatto sociale e trascorrendo le giornate davanti alla Tv o ai videogiochi o, nel migliore dei casi, leggendo fumetti. In questi casi nessuna cicogna si fermerebbe su quei tetti a fare il nido.

sandra.tafner@gmail.com

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