Ma perché ce l'hanno tanto con i piatti?

Ma perché ce l'hanno tanto con i piatti?

di Lucio Gardin

Negli ultimi giorni a Rio è andata bene per i nostri atleti, ma tra gli altri podi mi piace ricordare l'oro di Rossetti, l'argento di Innocenti e l'oro-argento di Bacosi e Cainero, tutte nel tiro al piattello. Ho tuttavia alcuni quesiti sulla disciplina in questione. Cioè, mi chiedo: che senso ha sparare a un piatto? Già che ci sei perché non sparare anche a bicchieri e tovaglioli? Perché non fare direttamente il tiro al cameriere che almeno si può difendere? E poi, cosa usano per sparare ai piatti? Un fucile! E perché non direttamente un bazooka? Mi dico, ma tiraci un sasso, tanto è di ceramica, mica è d'acciaio. Che il fucile è pure pericoloso perché metti che ti parte un colpo, oltre al piatto fai fuori anche il servizio quello buono.

Ma la questione è un'altra: a cosa serve sparare a un piatto che quando cade, comunque, si rompe lo stesso. E non parliamo di quello che lo lancia in aria... ma perché lo fai? Che poi succedono le disgrazie. E se quel piatto cade in testa a qualcuno? Che facciamo? Sfondiamo il cranio delle persone così, per divertimento? Il tiro al piattello è uno sport strano. Che senso ha sparare a un piatto? Perché lo fai? Forse che da piccolo hai subito violenza su una lavastoviglie? E cosa dice ai figli uno che fa il tiro al piattello prima di uscire da casa? «Ciao bambini, papà va a sparare a dei piatti?». Dovrebbe essere un motivo sufficiente per togliere il patrio podestà. L'unica cosa buona in questo sport è che vinci sempre, perché anche se non lo becchi, il piatto si rompe comunque quando tocca terra. E quando ritorna dalle Olimpiadi cosa dice agli amici un atleta del genere?, «Oh quanti piatti hai rotto a Rio?», «Tutti come sempre, sono un campione!».

A parte le battute, queste Olimpiadi mi stanno appassionando. Con degli amici abbiamo messo su un giro di scommesse clandestine. Non scommettiamo su chi vincerà la prossima medaglia, ma sul politico che si farà fotografare con chi vincerà la prossima medaglia. Notevole la foto di mercoledì su l'Adige di sindaco e assessore allo sport con Francesca Dallapè. Il fatto che siano vent'anni che lo staff della campionessa chiede una vasca per potersi allenare è un dettaglio insignificante, l'importante era salire sul trampolino del vincitore. Probabilmente la vasca avrebbero potuto costruirla anche solo usando gli interessi maturati dai vitalizi degli ex consiglieri; ma va così. E quindi aspettiamo le prossime medaglie per goderci altre foto di politici con l'atleta di turno. Le promesse («i tuffi e il nuoto avranno spazi adatti») sono già pronte, basta solo cambiare il nome dell'atleta e il tipo di attività. L'importante è partecipare.

www.luciogardin.it

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