Videocamere dappertutto, anche negli asili: fermiamoci

Videocamere dappertutto: fermiamoci

di Franco De Battaglia

Caro De Battaglia, sicuramente anche lei avrà visto in tv ciò che sta succedendo in alcuni asili nido e scuole materne, ambienti frequentati da bimbi, personcine indifese e pressoché incapaci di esprimersi. Sono visioni aberranti e mi meraviglio molto che, fino ad ora, nessuno abbia pensato di porvi rimedio, semplicemente installando telecamere che sarebbero a tutela di quelle 900 maestre che amano i piccoli avendo con loro un comportamento sensibile, adatto a quell'età, e bloccherebbe quelle 100 frustrate, psicopatiche viste in tv.

Ho fatto qualche telefonata da umile cittadina solo per sapere il perché di questo grande silenzio. Passati i primi due o tre giorni sarebbe così' semplice, arredando ambienti per bimbi che vorrebbero essere gioiosi, fissare delle telecamere. Ho trovato un muro, fatto di dirigenti, di sindacati, di parenti, tutti con un denominatore comune, la «privacy» che secondo me gioca a favore più che altro dei disonesti. È una parola subdola, ambigua. Ma è possibile che in Italia le soluzioni più semplice e logiche diventino burocraticamente difficili, insormontabili, risolvibili (dopo il fatto) solo con una denuncia alla magistratura? Forse lei mi risponderà, non credo faccia parte di quel muro, almeno leggendo le risposte sensate e sensibili che lei di solito dà.

Lucia Mariani - Trento


Gentile signora, ho lasciato le ultime parole della sua lettera, fin troppo generose, perché questa volta la deluderò. Devo confessare che il sistema delle videocamere ovunque, dell'occhio del «grande fratello» (che magari diventa «piccolo voyeur») che spia, che prende a pretesto la sicurezza per condizionarci nei comportamenti e nelle abitudini, mi turba. È davvero efficace? Le forze dell'ordine sembrano crederci, ma le videocamere funzionano, forse, solo fin tanto che la maggior parte delle persone - colpevoli o innocenti - ritiene di non essere ripresa. Come con i cellulari: nessuno pensa di essere intercettato e tutti parlano a ruota libera, mentre tutti, prima o poi, possono finire intercettati.

La nuova generazione però lo sa e si sta attrezzando. Fra qualche anno sarà difficile sorprendere conversazioni «delicate». Parimenti, per chi vuole è semplice eludere le telecamere, mentre chi non sa si trova ripreso ad ogni passo, sapendo che anche i momenti più innocenti potranno essergli rivolti contro: «Con chi eri? Perché eri lì ?? Se non facevi nulla fingevi ??». Non occorre aver letto Kafka per capire che le videocamere inquinano anche le relazioni più innocenti. Se so di essere in vetrina recito, non vivo. Se c'è da controllare si mettano le persone a farlo: i controllori sugli autobus, i guardiani nei quartieri, i portieri (come era fino agli anni Sessanta) nei condomini.

Questa lunga divagazione per dire che a maggior ragione «no», le videocamere non vanno messe nelle scuole materne. Non per la Privacy che - le do pienamente ragione - è una truffa e chi la invoca mente, perché tutti sanno che non esiste più. Ma perché gli anni della scuola materna sono i più importanti nella vita di una persona, sono gli anni in cui matura il carattere, si imparano le relazioni, si plasma la coscienza, e tutto questo può essere trasmesso se a scuola regna un clima di reciproca fiducia. Ma le insegnanti non possono trasmettere gioiosità (formare spiriti liberi di buona educazione e responsabilità) se sanno che le loro giornate vengono filmate, interpretate, giudicate. Se ogni atto viene passato alla moviola come una partita di calcio le ore di incontro si trasformano in un copione virtuale, senz'anima e la «materna» diventa un posteggio, non una scuola.

Gli abusi? Nella scuola trentina non sembrano ne vengano segnalati. La struttura degli asili è tale da garantire un controllo diffuso di reciproche responsabilità anche preventivo. Oltre alle maestre - encomiabili e vanno ringraziate per la pazienza e la disponibilità - ci sono le coordinatrici, ci sono egli enti gestori, c'è il comitato di gestione, e se ci scappa qualche «scappellotto» l'incauto, o l'emotivo, viene subito individuato e redarguito. Le videocamere, per contro, non suscitano responsabilità, ma indagini, conflitti, ricorsi .. «Spiano», e sentirsi spiati significa anche sentirsi sporcati. Come guardarsi in faccia allora, «dopo», fra maestre, bambini e genitori?

fdebattaglia@katamail.com

comments powered by Disqus