Dal negus al Libano: quante cose con un pieno

Dal negus al Libano: quante cose con un pieno

di Renzo Moser

Questa mattina, lungo il tragitto per arrivare al giornale, ho fatto benzina. 50 litri di verde, a 1,426 euro al litro, per un totale di 71,3 euro. Magari mentre digitavo il codice del bancomat non ne ero consapevole, ma pagando quel conto ho fatto un sacco di cose.

Nell’ordine (cronologico):

  1. ho finanziato la guerra di Etiopia del 1935-1936 con un contributo di quasi 5 centesimi;
  2. ho finanziato la soluzione della crisi di Suez del 1956 con 36 centesimi;
  3. ho aiutato la ricostruzione del Vajont dopo la tragedia del 1963 con 25 centesimi;
  4. ho aiutato la ricostruzione post alluvione di Firenze del 1966 con altri 25 centesimi;
  5. ho aiutato la ricostruzione post terremoto del Belice del 1968, sempre con 25 centesimi;
  6. ho aiutato la ricostruzione post terremoto del Friuli del 1976 con 2,5 euro;
  7. ho contribuito alla ricostruzione post terremoto dell’Irpinia del 1980 con 1,9 euro;
  8. ho finanziato (anche se nessuno me lo ha chiesto) una guerra, quella in Libano del 1983, con 5,3 euro;
  9. ho finanziato (sempre per restare in tema) la missione in Bosnia del 1996, con un contributo personale di poco più di mezzo euro (57 cent);
  10. ho dato una mano agli autoferrotranvieri, contribuendo al rinnovo del loro contratto del 2004, con 1 euro tondo;
  11. ancora in tema trasporti: per l’acquisto di autobus ecologici, nel 2005, ho messo sul piatto 25 centesimi;
  12. ho aiutato la ricostruzione post terremoto dell’Aquila del 2009 con 25 centesimi;
  13. al finanziamento della manutenzione e la conservazione dei beni culturali, di enti ed istituzioni culturali (attivato nel 2011) ho contribuito con 36 centesimi;
  14. ho affrontato l’emergenza dell’arrivo di immigrati dopo la crisi libica del 2011 con 2 euro;
  15. per l’alluvione in Liguria e Toscana nel novembre 2011 ho versato 44 centesimi;
  16. il decreto «Salva Italia» nel dicembre 2011 mi è costato 4,1 euro (sarebbero stati 5,65 se avessi fatto gasolio);
  17. per un altro terremoto, quello dell’Emilia del 2012, ho versato 1 euro.


Tutto questo mi è costato, centesimo più centesimo meno, 20 euro.

Con gli altri ho pagato il costo della materia prima, che incide sul prezzo finale per un 19% circa, l’Iva al 22% (alla fine, tra Iva, accise e addizionali varie, la componente fiscale si aggira intorno al 70%: 49 euro dei 71 che ho pagato), il guadagno di chi la benzina la trasporta e quello di chi la vende, cioè del benzinaio. Il quale, come è noto, ha ormai margini ristrettissimi.

Ora, sono lieto di aver contribuito affinché i cittadini del Belice, del Friuli, di Longarone, dell'Irpinia, di Firenze e tanti altri possano dormire sereni nelle case ricostruite dopo un terremoto o altre tragedie (do per scontato che la ricostruzione sia ultimata, dopo quasi 50 anni, come nel caso del Belice...); sono altrettanto lieto del rinnovo del contratto degli autoferrotranvieri, 12 anni fa; sono felice di aver «salvato l’Italia» e contribuito alla pace nei Balcani e in Libano e alla soluzione della crisi di Suez; aspetto nuove dall’Istituto Luce sull’andamento della guerra d’Etiopia, ma resto fiducioso sul successo del maresciallo De Bono e dei suoi ascari sul riottoso negus Hailé Selassié; ma ammetto che qualche perplessità, quando pago il conto del benzinaio, comincia a serpeggiare.

 

Ps: qualche dato, a cominciare all'andamento del «peso» delle accise sul prezzo della benzina dal 2000 a oggi:

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(Fonte: Unione Petrolifera)

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