Cara Amal, io cucino e non me ne vergogno

Amal, cucino e non me ne vergogno

di Patrizia Todesco

Ma davvero è giusto che le donne godano alle affermazioni di Amal Alamuddi, avvocato di fama mondiale per quanto riguarda il diritto internazionale, ma nota anche e soprattutto per essere la moglie di George Clooney? La bella mogliettina nei giorni scorsi ha rifiutato un regalo che un famoso chef voleva farle, un libro di cucina. Sal Scognamillo, cuoco del “Patsy's Italian Restaurant di New York", le aveva infatti offerto una copia del suo nuovo libro di cucina. La signora Clooney ha rifiutato il dono ribattendo: "Pensi che io cucini? No, non cucino. Ti aspetti che impari?".

Innanzitutto trovo assolutamente scortese rifiutare un regalo. Salvo che sia inopportuno, esageratamente costoso o imbarazzante, ritengo che se qualcuno ci dona qualcosa dovremmo sempre apprezzarne il gesto. Ho trovato quindi assolutamente da cafona, snob e poco carino il gesto di Amal.

Quanto al messaggio lanciato, da donna non godo per il fatto che lei abbia in qualche modo cercato di discostarsi dal modello femminile che vede molte di noi, chi con passione e chi meno, impegnate dietro ai fornelli. Dai, non scherziamo, non è certo un compito svilente cucinare. E manco a dire che attualmente sia una prerogativa solamente femminile. Oggi in molte famiglie a cucinare è spesso il primo dei due coniugi che arriva a casa dal lavoro e che moltissimi uomini hanno superato le donne sia per fantasia che per bravura (a casa mia, ahimè, è così). Non credo è che una donna che cucina, che ama ricamare, lavorare a maglia o fare giardinaggio (solo per fare qualche esempio di mansioni che molti vedono solo al femminile) debba necessariamente essere considerata meno moderna o impegnata di quella che, nel tempo libero, fa altro.

Quindi, cara Amal, tu continua pure ad andare al ristorante o in pasticceria, e io, quando il tempo me lo consente, continuerò a fare i miei “pasticci” in cucina perché questo mi consente, nel mio piccolo, di far felice chi mi sta vicino. E non per questo mi sentirò meno di te.

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