Dialetto, valore aggiunto all'italiano

Con buona pace di tutti il dialetto e le lingue locali, dopo la necessaria campagna di apprendimento della lingua italiana, sono tornate ad occupare il posto che meritano nel patrimonio culturale e immateriale del nostro paese. Attualmente oltre il 50 per cento degli italiani parla bene la lingua nazionale e il dialetto. Ma il dato più importante è la crescita della consapevolezza che i dialetti non sono merce datata del passato, ma fanno parte dell'immagine dell'Italia nel mondo, dove la lingua italiana è conosciuta più per le canzoni come «O sole mio», cioè in lingua partenopea, che per la bellissima lingua uscita dai risciacqui in Arno.
Tullio De Mauro, Roma, Campidoglio

Tullio De Mauro è riconosciuto come il maggior linguista italiano. Dotto, ma attento alla cultura popolare, ha confermato con il suo convinto omaggio ai dialetti, che essi non sono il passatempo di qualche nostalgico erudito, ma una linfa viva che percorre tutta la lingua italiana. Non sono un «controitaliano», ma un «valore aggiunto» della lingua, un moltiplicatore della sua espressività, un arricchimento che la rende capace di distinguersi (l'italiano resta la quarta lingua più studiata al mondo) dalla nuova, sommaria e spesso banale «koiné» anglicizzata della globalizzazione. Tullio De Mauro ha pronunciato le sue parole di fronte ad una affollatissima sala del Campidoglio, a Roma, in quanto presidente onorario del Premio letterario «Salva la tua lingua locale», organizzato dall'Unione delle Pro Loco Italiane e giunto alla sua seconda edizione. È stato quasi un «manifesto» per incitare ad andare avanti, nell'uso colloquiale e letterario del dialetto, un incoraggiamento a non temere di usare un linguaggio residuale, perché i dialetti non sono lingue di «Serie B», ma arricchimenti, vanto dell'italiano, conferma che il linguaggio è qualcosa di vivo, ancorato alla terra, legato agli affetti, non una formula mediatica o un algoritmo verbale. La giuria del Premio, presieduta dal professor Pietro Gibellini (Ca' Foscari) vedeva fra i suo componenti anche Franco Loi, forse il più noto dei poeti dialettali italiani, conosciuto anche nel Trentino dove è spesso presente. E proprio verso il Trentino è andato un significativo riconoscimento, con l'attribuzione del secondo premio per la poesia inedita a Guido Leonelli, il poeta che vive a Calceranica. 

Il Trentino vanta, lungo tutto il Novecento, un folto gruppo di grandi poeti dialettali, che ha visto in Marco Pola un personaggio di livello nazionale. Tanto più significativo appare quindi il «podio» di Leonelli, che in Campidoglio ha potuto leggere direttamente le tre poesie premiate, «Vita», «Sgrisoi» e «Balanzin». Guido Leonelli ha un carattere schivo, a volte anche un po' solitario, ma è ben noto ai lettori trentini per le sue raccolte di poesia (ne hanno scritto le prefazioni, fra gli altri, don Marcello Farina, Walter Micheli, Giorgio Ragucci), per un suo vivacissimo «sito» non solo di poesie, ma di «inedite» passeggiate in montagna (www.guidoleonelli.altervista.org) e per la passione con cui mette in versi non solo i sentimenti, ma i drammi civili dei nostri tempi. I versi di Leonelli sono asciutti, non ostentati, ed è questa la motivazione per cui la giuria li ha prescelti («per la loro pacata tensione descrittiva, resa attraverso un'attenta resa scelta lessicale nel dialetto trentino») dopo il primo posto andato al poeta abruzzese D'Arcangelo. In «Vita» è il poeta che porta «a spasso» la sua vita fra le canne che ondeggiano appena germogliate nel lago, fra i nidi nascosti come groppi di vita: «Canéte ondezón / péna butade/ a tagnìr nivi solévi/ scondùdi a qualche vèrs:/grópi de vita. E mi soliènt/ entéla mùsica zita/ de ?n lach ennamorà/ pòrto a spas la vita». Il premio ha avuto anche il merito di richiamare a livello nazionale, in Campidoglio, l'importanza che sempre più rivestono le Pro Loco a fronte di un turismo che non si accontenta di eventi, ma cerca le sfumature di un territorio. Nel Trentino le Pro Loco (che al confronto romano non erano presenti) stanno svolgendo un lavoro encomiabile, sempre più prezioso, che andrebbe più riconosciuto. Anche a valorizzare le Pro Loco potrà servire la poesia dialettale.

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