La regola del 3

La regola del 3

di Gabriele Biancardi

Non vorrei sembrare il solito babbione del tipo «una  volta era meglio...», ma penso che sulla produzione discografica si possa fare. Un tempo vigeva la regola del 3, un artista, dapprima vagliato, studiato, accompagnato e prodotto dalle case discografiche, aveva tre possibilità.

Il primo disco tutti sapevano che sarebbe stato in perdita, il secondo doveva assolutamente pareggiare e se con il terzo non si guadagnava, l’avventura era finita. In questo modo molti artisti hanno potuto partire magari in sordina per poi esplodere.

Un esempio su tutti è Franco Battiato: «La voce del padrone» arrivò, primo in Italia, a vendere un milione di copie. Prima c’erano stati alcune produzioni davvero misconosciute.

Oggi si cerca di gettare le vele e sperare che qualcuno prenda il vento giusto. Ogni giorno arrivano in radio una media di 8/10 brani. Su questi davvero pochissimi vengono trasmessi perché la qualità è davvero discutibile.

La tecnologia permette di fare un disco in casa a tutti coloro che un pochino sanno smanettare un pc. Poi si manda il brano via mail e a quel punto si prega. Così facendo però si crea un magma musicale che si perde da solo.

È vero che tutti dovrebbero avere una possibilità, ma nessuno si rende conto che diventare musicisti, cantanti e autori, di livello, non è facile come si può pensare. Le case discografiche hanno perso molta credibilità, dischi non se ne vendono più e i personaggi televisivi/musicali tendono a durare poco più di una stagione. Forse oggi nemmeno Battisti avrebbe avuto una seconda possibilità senza la regola del 3.

 

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