Fanatismo inconcepibile, ma non creiamone uno simmetrico

di Andrea Coali

Quello che è successo ieri a Parigi è un qualcosa di terribile, di spaventoso. Trovo inconcepibile qualsiasi fanatismo, tanto più quelli di matrice religiosa. Navigando per la rete e per i social non ho potuto fare a meno di imbattermi nei commenti agli articoli dei diversi giornali sulla vicenda: Facebook e affini sono uno strumento potentissimo per diffondere il proprio pensiero, come tutti noi ben sappiamo. E sono strumenti democratici. Ecco perché mi sono saltati agli occhi innumerevoli commenti come: “Ecco cosa succede a farli entrare a casa nostra”; “Ai forni merde islamiche” e via così. Il fatto che l’attentato sia stato compiuto da tre persone di religione musulmana, non significa assolutamente che tutti i fedeli del Corano siano dei fanatici assassini armati di Kalashnikov. Se così fosse, allora la maggior parte degli italiani, in quanto cattolica, sarebbe contraria a divorzio e aborto… ma non mi sembra che le cose stiano così. Quello che voglio dire con questo post è che i fanatismi vanno combattuti non rinchiudendoci in noi stessi o attaccando “l’altro” rifugiandoci in altri tipi di estremismo. Contrastare il fanatismo, non crearne uno simmetrico.

“Charlie Hebdo” faceva satira: colpiva indiscriminatamente l’Islam, la religione cattolica e qualunque cosa ispirasse la sua vena critica e artistica. Dopo le intimidazioni del 2011 è rimasto fermo sulla sua linea editoriale, difendendo il diritto di satira. Ha continuato a professare la libertà di espressione senza cadere in populismo o estremismo. E così dovremmo provare a fare noi. Non si tratta di bianco e nero, di buono e cattivo: l’Islam, come è stata la religione cattolica, ha una sua interpretazione estremista e violenta, rappresentata oggi da Isis e Al Qaeda. Ma non facciamo di tutta l’erba un fascio, perché la generalizzazione e il fanatismo hanno portato a ben pochi risultati positivi nel corso della storia umana. Stiamo attenti, sull’onda emotiva di quanto successo, a non cadere nella trappola tesa dal terrorismo di voler creare un circolo vizioso di odio e violenza che può avere solo delle conseguenze catastrofiche.

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