Ecco l'Internazionale di Bergoglio

di Paolo Ghezzi

Terzomondista e internazionalista e global, più ancora dell'Inter(nazionale) di Moratti, papa Francesco l'argentino "venuto dalla fine del mondo" ha annunciato al mondo, all'Angelus del 4 gennaio, i nomi dei nuovi cardinali che saranno creati il prossimo 14 febbraio. Nomine importanti perché saranno, età e acciacchi permettendo, gli elettori del prossimo papa.

Uno solo il curiale, cioè un monsignore di Vaticano, Dominique Mamberti, Prefetto della Segnatura apostolica, esponente del nucleo centrale della Chiesa. Per il resto, tanto Sud del mondo. Ecco l'Internazionale di Bergoglio:

Manuel José Macário do Nascimento Clemente, patriarca di Lisbona (Portogallo).

Berhaneyesus Demerew Souraphiel, arcieparca di Adiss Abeba (Etiopia).

John Atcherley Dew, arcivescovo di Wellington (Nuova Zelanda).

Edoardo Menichelli, arcivescovo di Ancona-Osimo (Italia).

Pierre Nguyên Văn Nhon, arcivescovo di Hà Nôi (Viêt Nam).

Alberto Suárez Inda, arcivescovo di Morelia (Messico).

Charles Maung Bo, arcivescovo di Yangon (Myanmar).

Francis Xavier Kriengsak Kovithavanij, arcivescovo di Bangkok (Thailandia).

Francesco Montenegro, arcivescovo di Agrigento (Italia).

Daniel Fernando Sturla Berhouet, arcivescovo di Montevideo (Uruguay).

Ricardo Blázquez Pérez, arcivescovo di Valladolid (Spagna).

José Luis Lacunza Maestrojuán, vescovo di David (Panamá).

Arlindo Gomes Furtado, vescovo di Santiago de Cabo Verde (Arcipelago di
Capo Verde).

Soane Patita Paini Mafi, vescovo di Tonga (Isole di Tonga).

Che il papa abbia nominato cardinali due vescovi provinciali in Italia (Ancona e Agrigento), diversi asiatici e addirittura i pastori di comunità cattoliche piccole o piccolissime come quelle di Capo Verde al largo dell'Africa e di Tonga nel Pacifico, dice quanto Bergoglio tenga all'universalità della Chiesa e alle "periferie" del pianeta (neppure un nordamericano, a proposito).

La vecchia Europa non è dunque più la culla del cattolicesimo, ma una delle tante regioni di una fede ampia, globale, che papa Francesco - che pure non viaggerà tanto come Wojtyla - abbraccia nel nome del Vangelo dei poveri. E dei popoli. Francescanamente internazionale.

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