Sbilanciamoci

di Paolo Ghezzi

Ad invecchiare a volte si diventa pedanti, e non c'è niente di peggio dei pedanti che difendono la grammatica e il lessico di una lingua, che è una creatura viva, si evolve, cambia, ed è giusto che segua il parlato vivo, anziché le regole auree dei linguisti defunti.


Permettetemi però, all'inizio di un nuovo anno, di chiedere sommessamente ai giovani giornalisti, e soprattutto telegiornalisti, di non scrivere o non dire più, dopo l'ennesima (a proposito: aggettivo brutto, abusato) tragedia, quella della Norman Atlantic: il BILANCIO delle vittime, invece di numero, somma, totale, eccetera.


Il bilancio, lo dice la parola, è un documento che bilancia due colonne di valori: costi e ricavi, dare e avere, attivo e passivo, profitti e perdite, rosso e nero. Mi dite dov'è il bilancio, in una sciagura che è tutta in perdita, tutta costi (umani, economici, industriali), tutta passività?


Se mi abolite il bilancio delle vittime (invece che il falso in bilancio) cari giovani giornalisti, vi perdonerò anche se continuate ad augurare BUON FINE SETTIMANA, infischiandovene allegramente del fatto che, in italiano, LA FINE è l'end del weekend, come LA fine di un film, mentre IL FINE è l'obiettivo, lo scopo da raggiungere, quello che giustifica (o no) i mezzi.


BUONA fine settimana, comunque, qualsiasi fine vi siate prefissi per il weekend.

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