Sfruttamento minorile un bollettino di guerra

di Sandra Tafner

Nei mondiali del 2001 la Federazione italiana nuoto destinò 40 milioni agli uomini e 26 alle donne in caso di vittoria. Le donne diventarono campionesse del mondo, gli uomini si aggiudicarono il quarto posto. Satya Nadella, top manager di Microsoft, ha detto: «Le donne non devono chiedere l'aumento, ma avere fiducia che l'aumento arriverà se lo meritano».

In una zona dell'India, dove vivono etnie addirittura più sfruttate dei paria, una madre ha venduto la figlia per 500 rupie (6 euro e mezzo), unico modo per poter dare da mangiare al resto della famiglia. La piccola di nove anni è stata inviata nei campi a impollinare i fiori di cotone e lì ha trovato molte altre ragazzine, che costano 50 centesimi al giorno, un quarto del prezzo di un coetaneo, e accettano qualsiasi cosa «basta alternare le bastonate ai dolcetti», poi la sera nelle capanne si possono sfruttare anche in altro modo. Sono oltre 68 milioni nel mondo le bambine - a cominciare dai cinque anni d'età -  costrette a lavorare.
In Europa una bambina su tre ha subìto qualche forma di violenza, fisica o sessuale o psicologica. Quasi 23 milioni di ragazze si sposano prima di aver compiuto 15 anni e nella gran parte dei casi il matrimonio minorile (bambine di 10-11 anni) è organizzato a loro insaputa dai genitori e molte sono le morti collegate alla gravidanza fra le ragazze tra i 15 e i 19 anni nei Paesi a basso reddito.
L'11 ottobre scorso è stata celebrata la prima Giornata internazionale delle bambine e il responsabile della sezione Unicef «genere e diritti» ha detto: «La Giornata riflette la necessità di mettere al centro i diritti delle ragazze». Viene assicurato che l'impegno comune è quello di porre fine ai matrimoni precoci, «una violazione dei diritti umani che ha conseguenze su tutti gli aspetti della vita di una bambina».
Più di 5.000 bambini nel 2014 sono stati vittime di reati e il 61 per cento erano bambine.
Qualcuna si ribella. Maud ha 16 anni ed è diventata una delle cinque giovani donne più influenti dell'Africa. Da quando aveva sette anni si è alzata ogni mattina alle 5 e a stomaco vuoto ha percorso chilometri per andare a scuola. Oggi si sta laureando. «Quello di cui sono più orgogliosa - dice - è il fatto di rappresentare un modello e una speranza per tante ragazze che non possono accedere all'istruzione e che sono invece costrette a sposarsi a 13 - 14 anni». E cita Nelson Mandela quando sosteneva che l'istruzione è l'arma più potente: se vuoi cambiare il mondo devi partire dalla scuola.
Per il settembre 2015 l'Onu fisserà in un summit i nuovi obiettivi del Millennio. Però - fa notare Maud - si sono dimenticati delle ragazze e pertanto nell'occasione lei chiederà, portando la personale testimonianza, che la loro istruzione diventi un obiettivo prioritario e venga inserito nell'agenda dello sviluppo. Perché questa è una delle strategie più efficaci per renderle in grado di difendersi, l'unica strada per uscire dal tunnel.
Kailash Satyarthi e Malala Yousafzai, lui ingegnere indiano, 60 anni, seguace di Gandhi che da 30 anni si batte contro lo sfruttamento minorile, lei studentessa pakistana, 17 anni, che nel 2012 è stata vittima di un attentato taleban perché «colpevole» di difendere il diritto allo studio delle bambine, hanno ricevuto qualche settimana fa il premio Nobel per la pace. Kailash con la sua organizzazione ha salvato 80.000 bambini dalla schiavitù. Malala oggi studia a Birmingham e vorrebbe fare politica, «ma la politica buona», per realizzare i suoi sogni di bambina che voleva andare a scuola. Perché sentiva che soltanto quella era la strada per riscattarsi dalla povertà sociale e culturale. Perché se anche i suoi compagni fossero andati a scuola avrebbero potuto cambiare il futuro.
Cifre, percentuali, episodi sembrano un bollettino di guerra? Ma questo è un bollettino di guerra.
sandra.tafner@gmail.com

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