La storia di CasaPound

Qualche cenno sulla storia poco più che decennale di Casa Pound - convinto che un’informazione in più sia sempre meglio di qualche informazione in meno - non penso sia inutile

di Renzo Francescotti

Qualche cenno sulla storia poco più che decennale di Casa Pound - convinto che un’informazione in più sia sempre meglio di qualche informazione in meno - non penso sia inutile. La storia di Casa Pound ( che d’ora in poi citerò per comodità come CP) è iniziata a Roma il 26 dicembre del 2003 quando uno stabile nel quartiere Esquilino fu occupato da elemento dell’ultra destra. Li capeggiava Giancarlo Iannone fondatore e poi presidente di CP, che prese il nome da un famoso poeta americano condannato dalla radio italiana  per apologia del fascismo e  per molti anni chiuso in manicomio. Il modello di CP era chiaramente quello dei Centri Sociali dell’ultra sinistra italiana e ad essi voleva contrapporsi.


Nel corso degli anni CP è stata al centro di numerosi episodi di violenza, sia come parte in causa che come parte lesa. Bisogna prendere atto tuttavia che CP (nelle sue varie articolazioni tra cui il Blocco Studentesco) si è saputa muovere alla luce del sole con accortezza: da un lato non incorrendo mai nel reato di  apologia del fascismo, dall’altra andando alla conquista del consenso con iniziative di carattere politico, culturale, sociale, solidale. Per fare qualche esempio di come si è mossa ricordiamo che nel corso di una manifestazione organizzata da CP in cui era stata  invitata la deputata dl PD Paola Concia, questa organizzazione neofascista si è dichiarata favorevole al riconoscimento di una forma di unioni civili anche per gli omosessuali.

 

Nel 2009,nel corso del terremoto in Abruzzo i componenti di questa associazione si sono letteralmente rimboccati le maniche, hanno portato soccorsi, hanno lavorato duramente, ottenendo anche dei riconoscimenti pubblici. Infine, dal 2011, in liste civiche hanno presentato loro candidati nelle elezioni amministrative, facendo eleggere anche alcuni loro rappresentanti. Naturalmente nessuno è così ingenuo da pensare che si siano in qualche modo “convertiti “, rinunciando alla loro anima fascista. Tuttavia, se loro rispettano il quadro democratico, io affermo con forza che vanno rispettati.

 

Alcuni mesi fa CP, dopo averne inaugurata una prima a Riva del Garda, ne aprì una nuova a Trento in Via Ancilla Marighetto. È una via intitolata a “Ora”, così come la via vicina è intitolata a “Veglia”, grazie alla mia proposta quando ero consigliere comunale dell’opposizione.”Ora” e “Veglia” sono le due più giovane ragazze Medaglia d’Oro della Resistenza, a cui,  ho dedicato un romanzo storico e vari pubblicazioni. Nei giorni precedenti e seguenti l’apertura della sede di CP ci furono sui quotidiani locali articoli a tutta pagina su CP e chi si opponeva all’apertura della sede: come dissi nelle riunioni,un gigantesco spot pubblicitario regalato a questa organizzazione dell’ultra destra! Urlare contro l’apertura di una sede di CP è stato secondo me un gigantesco errore .

 

E non lo dico adesso. Lo dissi nella riunione del direttivo dell’Anpi e nella sede della CGIL assieme ai rappresentanti di molte organizzazioni antifasciste. Dissi con forza: impedire l’apertura di una sede di qualsiasi genere, di qualsiasi organizzazione, purché nell’ambito della legalità è anticostituzionale. Lo afferma l’Art.18: “I cittadini hanno il diritto di associarsi liberamente, senza autorizzazione,per i fini che non siano vietati ai singoli dalla legge penale”.E lo afferma l’Art. 21: “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero, con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione”.

 

La Costituzione è stata conquistata dalla lotta di Resistenza; l’Anpi si è sempre battuta in prima fila per difendere e valorizzare la Costituzione. Ma non  possiamo difenderla solo sin che ci fa comodo: dobbiamo difenderla sino in fondo. E impedire a chiunque che si organizzai e apra una sede è anticostituzionale, è proprio dei fascismi. Dobbiamo invece dire ai neofascisti: è grazie a noi,ai morti della Resistenza, che voi potete aprire la vostra sede,potete manifestare il vostro pensiero con tutti i modi, purché nel quadro della legalità. Voi non solo non ci lasciavate aprire una sede; ma ci mandavate in galera,al confino, anche alla morte. Mi pareva,all’interno dell’Anpi e delle organizzazioni democratiche di essere stato abbastanza convincente, di aver chiarito che non dovevamo confonderci con gli anarchici e quelli del centro sociale Bruno. E che ci sono tutti i mezzi politici, sociali e legali per isolare e colpire organizzazioni come CP. Ma dopo la dichiarazione  del presidente della Anpi provinciale di Trento Sandro Schmid (non concordate in sede di Direttivo e di cui non sono stato consultato nemmeno telefonicamente come vicepresidente dell’Anpi provinciale), ho qualche dubbio .

 

Non voglio assolutamente far polemiche e confermo la mia stima e la mia amicizia con Sandro: voglio solo fare chiarezza , dicendo che non mi trova d’accordo con lui quando afferma  a proposito di CP: “Il loro insediamento è uno sfregio alla città di Trento medaglia d’oro della Resistenza e un pericolo reale per l’incolumità dei cittadini.” Fatemi capire: il pericolo reale non l’ha creato chi ha messo la bomba ma chi dalla bomba è stato colpito? Chi è uno “sfregio alla città?” Chi minaccia realmente la democrazia?.

 

Renzo Francescotti

Vicepresidente dell’Anpi prov. di Trento - Storico dell’antifascismo e della Resistenza nel Trentino

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