Grillini, violenza verbale e rischi per la democrazia

di Pierangelo Giovanetti

Caro direttore, su una cosa bisognerebbe essere onesti: l'uso dell'insulto, del sessismo, del razzismo fuori e dentro le istituzioni, l'attingere a piene mani ai peggiori istinti per raccogliere facile consenso politico non è una novità portata né da Grillo né dai 5stelle. Non possiamo ora dimenticare gli anni, fertili per la Lega e per i suoi alleati, del «celodurismo», del richiamo alle baionette, della caccia ai «leprotti» extracomunitari. E tutto questo spesso è stato minimizzato come folklore, esigenza di propaganda politica. Non dimentichiamo personaggi come Borghezio, Calderoli, Boso, e sicuramente chi ha più memoria di me ne ricorderà altri anche di diversi schieramenti, che su questi «contenuti» si sono fatti facile carriera politica. E non possiamo dimenticare come l'insulto sessista e razzista hanno contraddistinto la dialettica «politica» dell'ex presidente del Consiglio, tuttora riconosciuto come irrinunciabile partner politico.
E le risse in Parlamento, anche se forse meno intense e «globali», lo svilimento dei luoghi istituzionali (ricordate l'episodio della mortadella mangiata in Parlamento quando cadde il governo Prodi?) non li abbiamo visti solo nei giorni scorsi, e forse avevano motivi meno validi di quelli che hanno mosso i 5stelle. Non è mia intenzione giustificare e assolvere il Movimento, che non ho votato e suscita sempre più perplessità, per la sua dipendenza da un leader inquietante e per come sta trasformando un consenso raccolto sulla concretezza delle questioni ad uno mantenuto solo in virtù di appariscenti azioni di forza. Davvero, una carica di potenzialità positive che rischia di diventare un incubo per la democrazia.
Ma non mi piace l'ipocrisia e vedo il rischio che quello che è giustamente stigmatizzato e condannato nella pratica dei grillini continui ad essere tollerato nelle altre forze politiche meno critiche e più funzionali al sistema. L'insulto, sessista razzista o altro che sia deve essere bandito dalla dialettica politica, e credo che ad ogni forza, ad ogni protagonista politico debba essere ascritta la responsabilità di come e cosa comunica, di cosa alimenta nella società. Non c'è folklore, esigenza di propaganda o opportunità politica che tenga.
E perché la democrazia non sia solo questione di fair play ma di sostanza, dovrebbe anche smettere l'odiosa pratica dei decreti omnibus che mischiano cavoli e merende senza permettere ai parlamentari che ancora sentono il dovere di farlo di opporsi nel merito e ai cittadini di capire: anche questo è un insulto alla democrazia, sia pure più raffinato.
Detto questo e in forza di questo, le modalità di comunicazione politica di Grillo e associati, è inaccettabile e inqualificabile, inquietante proprio perché ha tutta l'aria di essere calcolata per raccogliere il frutto di un consenso facile perché viscerale e senza obbligo di ragionamento, lasciando a tutta la comunità l'onere di contenere gli scarti tossici di barbarie e intolleranza che ne derivano. Ne più ne meno, ma con dimensioni più preoccupanti, di quello che ha fatto la Lega. Davvero non riesco a capire la deriva, e quale vuole essere l'approdo, di un personaggio che pure apprezzavo, quando era un comico serio che criticava intelligentemente l'assurdità del nostro sistema economico, bandito per questo dai principali organi di comunicazione.
Mio malgrado mi sono trovata a leggere alcuni dei commenti al famigerato post su Laura Boldrini. Ho provato la sensazione di trovarmi di fronte al «branco», quell'aggregato umano (e soprattutto maschile) che non ha più freni perché le responsabilità di ciascuno si annullano nell'irresponsabilità di tutti. Credo che abbia ragione Laura Boldrini, alla quale va tutta la mia solidarietà, potrebbero essere stupratori non solo verbali, se nella realtà si ricreassero le stesse dinamiche di legittimazione e deresponsabilizzazione, la storia anche recente purtroppo insegna..
Spero che i militanti più autentici e indipendenti del M5s sappiano condannare e mettere argini precisi a queste modalità, però attenzione, la gente (e soprattutto uomini) in cerca di qualsiasi bandiera o causa, possibilmente buona e spendibile, per legittimare e agire la propria voglia di violenza, verbale o concreta, non è poca e non approda solo da Grillo.


La volgarità e la violenza verbale nel linguaggio quotidiano della politica non sono certo prerogativa del Movimento 5Stelle. La Lega Nord in questo è stata maestra e capostipite nel recente passato, e Silvio Berlusconi - indiscusso antesignano del populismo rozzo, triviale e sessista che Grillo ha fatto ampiamente suo - sull'insulto ha costruito buona parte delle sue fortune elettorali.
Il salto peggiorativo apportato dai grillini, e soprattutto dal pregiudicato che li telecomanda, è l'uso della violenza verbale come prevalente mezzo d'azione politica per killerare i dissidenti interni al movimento e gli avversari, e spostare l'attenzione dal vuoto e dall'inconsistenza delle proprie iniziative. Messi all'angolo da un ritrovato protagonismo politico del Pd, e del nuovo segretario Matteo Renzi, i grillini cercano di ricatturare l'attenzione mediatica sollevando il livello dello scontro, bloccando l'attività parlamentare (cioè il funzionamento della democrazia), alzando il tiro dell'attacco alle istituzioni per ricavarne maggiore notorietà e i titoli sui giornali.
La pericolosità di tale deriva è che la logica ispiratrice è il «tanto peggio, tanto meglio». Più le cose peggiorano, più la violenza cresce, più la rabbia viene esasperata e il malcontento gonfiato, e più hanno possibilità di raccogliere consenso. È una prassi collaudata - come insegna la storia - di tutti i movimenti totalitari e antidemocratici. Del resto, sia il fascismo che il nazismo ma anche il comunismo sovietico sono andati al potere in questo modo, facendo ampio uso di violenza verbale (e non solo) come mezzo ordinario di azione politica.
In più, rispetto al passato, oggi c'è anche la gogna di internet, l'uso della rete come linciaggio di massa, il pubblico ludibrio quale sostitutivo dell'argomentazione delle idee. L'inesperienza della maggior parte dei parlamentari grillini, e la loro totale dipendenza dal santone che emette le sentenze di morte (politica) via web, stanno diventano un cocktail micidiale per la tenuta delle istituzioni e della democrazia. L'unico modo per fermare tale deriva verso la barbarie è quello di rispondere con la serietà della politica, con l'attuazione delle riforme, con la pacatezza del linguaggio e la forza del ragionamento, evitando di cadere nella provocazione del turpiloquio e della rissa parlamentare, che tanto danno stanno arrecando all'immagine dell'Italia all'estero e al tentativo degli italiani di rialzarsi in piedi dopo lo sfacelo.
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