Due chiacchiere con Kathrin Waldthaler

Torniamo a parlare del binomio sport-studio assieme ad un’altra veterana dell’argomento: Kathrin Waldthaler, schiacciatrice bolzanina in forza al Neruda Volksbank Südtirol che milita nel campionato femminile di serie A2

di Andrea Coali

Torniamo a parlare del binomio sport-studio assieme ad un’altra veterana dell’argomento: Kathrin Waldthaler, schiacciatrice bolzanina in forza al Neruda Volksbank Südtirol che milita nel campionato femminile di serie A2.
La storia di Kathrin assomiglia ad una piccola favola: muove i primi passi nel mondo della pallavolo a sette anni e finisce dritta in serie A con la stessa società con cui aveva iniziato, coronando il sogno che qualsiasi piccola atleta coltiva quando inizia a cimentarsi con questo gioco.
Parallelamente alla carriera sportiva, Kathrin ha portato avanti la sua carriera studentesca, culminata con la laurea in Management del Turismo, dello Sport e degli Eventi presso la Libera Università di Bolzano nel novembre dello scorso anno.

Ciao Kathrin, innanzitutto complimenti. Immagino sia stato difficile conciliare lo studio universitario con lo sport a questo livello.

Grazie mille! Beh sicuramente non è stato facile, soprattutto gli ultimi due anni di corso.
Durante il primo anno di università infatti militavo nella formazione di serie C, quindi il carico degli impegni non era ancora così gravoso: il mio corso ha infatti sede a Brunico, a circa un’ora e un quarto da Bolzano, e riuscivo ancora a studiare “in sede”, tornando solo per gli allenamenti e la partita.
Il secondo anno invece è coinciso con la nostra promozione in serie B2, e gli allenamenti sono diventati 4 a settimana oltre alla partita nel weekend, quindi un carico più difficile da gestire. La frequenza del corso non era obbligatoria, ma era consigliabile partecipare alle lezioni: quindi ho lasciato la casa a Brunico e sono tornata a Bolzano. Ogni mattina percorrevo la strada verso la facoltà, per poi tornare nel pomeriggio e buttarmi nell’allenamento in palestra.
Il terzo anno è stato più duro dal punto di vista scolastico, dato che abbiamo ottenuto la promozione in serie B1 e il carico di allenamento è aumentato nuovamente, con sessioni di pesi mattutine. Ho così deciso di non frequentare più e di arrangiarmi nella preparazione degli esami. La pausa estiva è servita molto per riportarmi in pari con le prove.
Infine, la promozione in A2 e il rush finale con l’ultimo esame e la tesi di 60 pagine dal titolo “La pubblicità come strumento di comunicazione del marketing”. Sono molto soddisfatta di essere riuscita a finire gli studi “in corso”!

Niente male! Ed ora cosa conti di fare?

Per questa stagione ho deciso di fermarmi alla triennale e di dedicarmi interamente alla pallavolo. Al momento infatti pensare ad un eventuale lavoro da abbinare allo sport è impossibile, dato che a questo livello il gioco diventa un vero e proprio lavoro. Ora sto valutando una proposta della mia società, che mi ha offerto di entrare a far parte, come secondo lavoro, della loro area marketing.
In ogni caso valuterò alla fine di questa stagione il da farsi. La mia idea al momento è che se smetterò con la pallavolo a questi livelli cercherò di entrare nel mondo del lavoro. Frequenterei un’eventuale specialistica solo se trovassi qualcosa che mi attira molto..

Domanda di rito. È importante lungo il percorso scolastico abbinare uno sport?

Sicuramente sì. A me è sempre piaciuto giocare a pallavolo ed ho vissuto lo sport come una vera e propria valvola di sfogo. Lo usavo per staccare, per liberare la testa.
Gli amici infatti non capivano il mio monte ore di allenamenti alle superiori, ma io ne avevo bisogno. Avevo bisogno di distaccarmi per qualche ora dallo studio. E lo sport è una delle attività migliori per farlo.
Tutto questo mi ha aiutato anche con lo studio, perché mi ha permesso di organizzarmi al meglio e di riprendere in mano i libri una volta ricaricate le pile. Unica nota dolente è stato l’anno della maturità, il primo con quattro allenamenti a settimana: pensavo di non farcela, credevo di impazzire! Ma col tempo mi sono abituata.

Quale è il valore più importante che lo sport ti ha trasmesso?

Beh, il volley è uno sport di squadra e come tale mi ha insegnato a collaborare e a stare con gli altri, ad adattarmi anche a persone che magari non mi andavano proprio a genio. Mi ha aiutato a sviluppare una forte empatia ed un forte spirito di gruppo. Proprio come succede nella vita reale. Insomma, lo sport è una vera e propria palestra di vita.

Chiudiamo con la pallavolo. Come sta andando?

Al momento purtroppo sono infortunata e quindi non riesco a dare tutto il mio apporto alla squadra. Comunque spero di rientrare nelle prossime settimane. Il campionato potrebbe sicuramente andare meglio, ma ce la stiamo mettendo tutta. La scorsa settimana è finito il girone di andata: ora puntiamo tutto sul ritorno per consolidare la nostra posizione e raggiungere quindi il nostro obiettivo-salvezza.

Ancora complimenti a Kathrin e un grosso augurio di pronta guarigione e di buon campionato!

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