Il viaggio di Letta in Mexico

Il presidente Letta è volato in Messico con i manager delle nostre soeietà in affari. Ma nessuno ci ha raccontato cosa sta succedendo in Messico in questi giorni, con la violenza dei narcos ormai a livelli insopportabili.

di Luigi «Gigi» Zoppello - No

In mezzo alle bufere mediatiche sulla tenuta del governo (hashtag di ieri: Kyenge, Di Girolamo. Renzi), il presidente del Consiglio Letta ha compiuto una visita lampo in Messico. Pochissimi i riscontri sulla stampa e nei Tg: a parte qualche immagine del suo arrivo, insieme al presidente del Paese centroamericano, quasi nulla si è detto su questa visita di Stato.

Di solito in questi viaggi l'aereo di Stato viene imbottito di giornalisti "inviati", o come dicono gli americani "embedded". Mi sarei aspettato quindi almeno un paio di reportage. Anche perchè il Messico - paese che amo profondamente - sta vivendo in questi giorni una preoccupoante escalation di violenza che sfiora la guerra civile. Negli ultimi vent'anni la guerra fra i boss della droga, le loro bande e le milizie più o meno legali hanno fatto 80 mila morti e più di 30 mila "desaparecidos". La violenza della guerra fra narcos è quasi indicibile: basta leggere il fortunato libro "Il potere del cane" di Don Wislow (Einaudi, non perdetevelo) per avere un assaggio di quello che succede. In Messico l'orrore della brutalità ha superato i peggiori limiti della vergogna.

Proprio mentre Letta era in Messico, si è consumata l'ennesima battaglia, questa volta fra bande armate dei narcos (hanno armi, mezzi, aerei, elicotteri, dato che con la droga fanno affari per 390 milioni di dollari l'anno) e le nuove milizie popolari" di autodifesa dei cittadini. Terzo attore: le forze di polizia e dell'esercito, spesso pesantemente infiltrate da doppiogiochisti e uomini d'ordine "venduti" ai narcos. Nelle ultime giornate, il bilancio dei morti è salito ancora di un migliaio di vittime.

In questo scenario Letta (con i giornalisti embedded) è sbarcato per completare una missione "economica", affiancato dai vertici di grandi aziende parapubbliche italiane come Enel, Finmeccanica e Sace. Hanno concluso affari milionari, hanno siglato protocolli, fra strette di mano e penne stilografiche. 

Quello che succedeva appena fuori dalla capitale, nessun giornalista italiano lo ha raccontato. Business is business. Il resto è orrore, vicino al gradozero della condizione umana.

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