Mangio cinese e contribuisco al Pil

Grande dibattito sull'Adige a proposito dei tre ristoranti cinesi e giapponesi che apriranno presto a Trento. Due commenti mi hanno colpita particolarmente. Il primo: "Imparate che i cinesi vengono solo a prendere soldi, non lasciano niente al territorio". Il secondo: "In tempi di crisi, do soldi agli italiani". 

di Giorgia_Cardini

Grande dibattito sull'Adige a proposito dei tre ristoranti cinesi e giapponesi che apriranno presto a Trento. Due commenti mi hanno colpita particolarmente.

Il primo: "Imparate che i cinesi vengono solo a prendere soldi, non lasciano niente al territorio". Non è così: le tasse e i contributi previdenziali pagati dagli immigrati (anche cinesi) nel 2011 allo Stato italiano sono stati pari a 13,3 miliardi di euro; le uscite sostenute dallo Stato per gli stessi immigrati sono state di 11,9 miliardi. Allo Stato sono rimasti in cassa quindi 1,4 miliardi.

Il secondo: "In tempi di crisi, do soldi agli italiani". Peccato, perché nel 2012 le imprese straniere erano 477.519, il 7,8% del totale nazionale, per un valore aggiunto stimato in 7 miliardi di euro. E gli immigrati (lavoratori e imprese) hanno contribuito al Pil nazionale per il 12% (oltre il 5% da noi). Non una quisquilia, considerato che includendo i bambini sono 5,2 milioni, pari all'8% della popolazione italiana (www.dossierimmigrazione.it).

Conclusione: l'economia nazionale è una, a farla contribuiscono - e tanto - gli immigrati, dunque non mangiare nei loro ristoranti, non comprare i loro prodotti, non considerare il loro lavoro, pensando di fare una favore agli italiani, non sposta di una virgola il Pil nazionale e non ci fa uscire dalla crisi.

Per il resto, "de gustibus non est disputandum": ma non si tirino in ballo argomenti che c'entrano come i cavoli nel sushi.

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