Quattro Beatles, idee a 8 bit

Qualcuno, in città, è rimasto all’epoca in cui le facoltà erano isolate, gli universitari erano sparuti gruppi, si cenava alle sette, la prima serata in tv iniziava alle 20.20 e era normale non vedere nessuno per strada dalle 21

di Leonardo Pontalti

La scorsa settimana ha chiuso alla biblioteca della facoltà di scienze a Povo una piccola graziosa mostra, sull’informatica. Si chiamava «Era domani, storie a 8 bit», e ripercorreva il percorso dai calcolatori ai tablet, passando per i Commodore. Una storia anche della città, con la facoltà cresciuta di pari passo, le generazioni pure, eccetera eccetera. Ecco, ci ripensavo perché in questi giorni ho la sensazione che qualcuno, a Trento, si sia fermato al Commodore. Non c’è altra spiegazione probabilmente alla doppietta di proposte sui concerti nei locali in città. Prima liberi ma senza amplificatori, ora liberi, fino alle 22, ma senza amplificatori per gli strumenti a percussione e - soprattutto - messi in atto da gruppi di non più di quattro elementi, solo per citare i tratti più comici del testo.


Ecco, qualcuno, in città, è rimasto all’epoca in cui le facoltà erano isolate, gli universitari erano sparuti gruppi, si cenava alle sette, la prima serata in tv iniziava alle 20.20 e era normale non vedere nessuno per strada dalle 21.
Sarebbe il caso di far presente a chi amministra questa città che gli universitari sono migliaia, la prima serata in tv inizia alle 21.30 e il tetto alle 22 se non è provocatorio poco ci manca, e sarebbe ora di trovare il giusto equilibrio per permettere a tutti di godere della loro città, non modellandone le regole di vita sulla base di chi cena ancora alle 19 e va a dormire alle 21. Le loro saranno esigenze legittime, ma non è più il caso di pensare che siano sempre quelle che devono avere la precedenza assoluta. E soprattutto sarebbe il caso di studiare regole di convivenza senza sforare non solo i decibel, ma anche il limite del ridicolo.

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