La pornografia digitale è buona come il pane (cattivo)

Mangiare, respirare, fare sesso: la deriva verso un modo di vivere in cui ogni atto naturale viene "industrializzato" è pervasiva e preoccupante. La prima mossa da fare è darsi una svegliata

di Barbara Goio

Arriva l'estate e come gran parte delle persone (anche i maschi ormai non sfuggono all'imperativo morale dell'apparire) decido di mettermi a dieta: i propositi sono buoni: più movimento, cibi meno calorici e variati, tisane depurative. Guardo con tristezza il beverone al carciofo (amarissimo) fatto con la tisana degli eremiti di Camaldoli e mi ripeto che è per il mio bene. Poi, l'attenzione si sposta su un libro che ho comperato un paio di giorni fa, dopo aver sentito in radio un'intervista al suo autore, Filippo Ongaro, e che si intitola "Mangia che ti passa". Mi era piaciuto molto il discorso fatto dal medico degli astronauti e specialista anti-invecchiamento, tale è Ongaro: invece che stare a controllare ogni caloria e rimediare al grasso accumulato con digiuni o pasti sostitutivi o medicinali, cerchiamo di capire come mai una buona parte di chi vive nelle società più opulente dal punto di vista alimentare soffre di malattie croniche, spesso invalidanti, che potrebbero essere prevenute con una sana alimentazione. Dalla sua analisi, suffragata da dati scientifici, emerge chiaramente che c'è uno scompenso tra il cibo a nostra disposizione e quello che il nostro genoma ci fa assimilare, e questo a causa del fatto che l'industrializzazione dei cibi è stata molto veloce e la nostra evoluzione di esseri umani non è riuscita a tenere il passo. Faccio un esempio molto semplificato: la dieta odierna, anche quella mediterranea, ha tantissimi carboidrati raffinati, che sono una specie di zuccheri alla fin fine. E il povero pancreas deve stare a produrre sempre insulina, finché non ce la fa più, ed ecco la comparsa del diabete. E' come, scrive l'autore, una persona che a forza di ascoltare musica ad alto volume alla fine diventa sorda.

Da qui l'esigenza di cambiare atteggiamento. Ma cosa fa bene: verdure, cereali integrali, olio d'oliva (evviva, quello almeno lo usavo!), frutta, noci, legumi, pesce e carni bianche. Da limitare carni rosse, burro e pasta, riso bianchi, patate. Ooops, proprio quello che in genere metto nel piatto! Guardo con nuovo ribrezzo ed una certa tristezza il pane a lunga conservazione che tengo in dispensa: alimento ricco di calorie e povero di nutrienti, dice Mr Mangiobene. In effetti è una cosa molliccia, resistente al tempo e di sapore indefinito

E poi rifletto sul fatto che tutto ciò è accaduto senza che ce ne accorgessimo, e che senza le immagini di famiglie felici e campi di grano baciati dal sole che appaiono magicamente ogni volta che compero quel prodotto, non mangerei mai questa fetta di pane convinta che "sia" buona. L'acqua sta subendo lo stesso destino in Italia, ma per fortuna non ancora in Trentino: l'esperienza fisica di rinfrescarsi e bere da una sorgente vera non è ancora stata soppiantata da immagini di caverne d'acqua pura, ma la lotta è dura. E se questo è vero per i bisogni primari di mangiare e bere, lo è altrettanto per il sesso: recenti studi dicono che, a dispetto e forse proprio a causa del dilagare di pornografia di ogni genere, gli umani rischiano di rifiutare le esperienze concrete preferendo quelle digitali e perfette. Ottimo affare per le industrie e i grandi gruppi commerciali, molto meno per noi poveri esseri umani sulla terra alla ricerca di felicità (lo sancisce persino la costituzione americana) o di "virtute e canoscenza" (celebre terzina dell'Inferno dantesco).

E mentre esco, decido di lasciar perdere barrette energetiche miracolose per andare a comperare nocciole e broccoli, carote e peperoni. E una bella fetta di pane di farina integrale. Quanto al resto del discorso, ognuno faccia come gli pare...

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