L'origine dell'olmo

di Leonardo Pontalti

Allora, partiamo dal fatto che è tutto questione di punti di vista.
Tre cose: la gente per strada, un albero secolare, la semplicità della natura umana. Potrebbero essere allo stesso modo le risposte alla domanda "fammi tre esempi di cose belle", o "fammi tre esempi di cose fastidiose".
 
Ultimamente, da queste parti è un tris gettonato per la seconda ipotesi.
Lunedì sera, il centro città era bello vivo. Quasi affollato (macché, nella norma. Ma per le medie trentine, era una ressa), di gente a spasso, fuori dai bar, dai caffé, dai ristoranti, richiamati in libertà dal primo tepore portato dall'ora legale. Una bellezza: non c'entrano niente i vituperati happy hour, i giovani d'oggi, i casinisti. No: solo trentini a spasso. Ma qualcuno i vigili li ha chiamati lo stesso di sicuro. Siamo a Trento no?
 
E che siamo a Trento ce lo ricorda, proseguendo nel tris, la sparata di voler abbattere l'olmo secolare che dà un po' di tono a piazza Fiera. Piazza bella ma (fatevi un attimo un rendering mentale) freddamente porfidosamente spoglia, senza quei rami a giocare coi merli (sia volatili che medievali). Il motivo? Mettere in sicurezza l'attraversamento pedonale. Un attraversamento pedonale dotato di un semaforo, di un segnale d'allarme che quando è verde o rosso lo senti dai Tre portoni a via Calepina.
Ma siamo a Trento, e il problema non è far capire alla gente che i segnali dei semafori vanno rispettati, o che anche se hai l'i Pod nelle orecchie, meglio guardare prima di passare. No, il problema è l'olmo.
 
Gustave Courbet è nato 192 anni fa e giusto un secolo prima che Trento venisse sommersa dall'alluvione del 1966 dipinse l'Origine del Mondo. Descrizione (molto) sommaria? Un bel primo piano di un organo riproduttivo femminile. Centoquarantacinque anni dopo, arriva al Mart di Rovereto. E scatena polemiche perché una riproduzione dell'organo riproduttivo più bello del mondo finisce in un depliant per le scuole elementari. Le polemiche ci stanno, sia da parte di insegnanti che di genitori. Polemiche innescate credo dall'essersi trovati di fronte alla prospettiva di dover anticipare quelle due chiacchiere ai figli con cui si mandano in pensione cavoli e cicogne. Spero almeno si sia trattato solo di questo.
Perché se fosse altro, se fosse "paura dello scandalo" o "paura della pornografia", da giornalista avrei apprezzato che il mio giornale avesse ricevuto vagonate di lettere polemiche - prima di quelle su Courbet - anche contro tette e culi quotidianamente teletrasmesse e contro lodi alle virtù della prostituzione come modo di far carriera di cui ogni giornale da un po' di tempo è costretto a riferire.
Altrimenti, preoccuparsi di mostrare Courbet a pupattoli che pranzano e cenano guardando servizi sul bunga bunga è un po' scandalizzarsi per niente. Anzi, scandalizzarsi - senza preoccuparsi di ciò che i bimbi li può turbare davvero - dell'immagine di una cosa semplice. Da cui siamo passati tutti.
E se volete scandalizzarvi comunque, tranquilli: succede dal 1866. Li portate bene, quei 145 anni.

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