Guardate il nostro debito che corre senza controllo

di Renzo Moser




Vedete questi numerini qui sopra? Questi numeri che continuano a girare? È lo stock del debito pubblico italiano, stimato in tempo reale dall’Istituto Bruno Leoni. Il nostro debito pubblico. Bankitalia, proprio oggi, giovedì 13 gennaio, ne ha certificato il nuovo record assoluto: a novembre ha raggiunto quota 1.869,924 miliardi euro. Si calcola che cresca a un ritmo di 8 mila euro al secondo!
Ogni italiano, ognuno di noi, ultracentenari e neonati comprese, ha dunque circa 30 mila euro di debito pubblico sulle spalle.
Qualche giorno fa ho avuto una vivace discussione con una collega sulla questione del debito pubblico italiano. Il confronto è stato innescato dall’iniziativa del Sole 24 Ore che, all’indomani delle sollecitazioni del Capo dello Stato, Giorgio Napolitano, per una riduzione reale e in tempi brevi dello stock del debito, ha messo a confronto a 7 proposte di altrettanti economisti e uomini politici.
E il confronto si è infiammato, diventando «scontro» dialettico, quando si è trattato di verificare le ricette proposte.
Molti dei quali hanno sottolineato la necessità di tagliare le spese (osservazione banale, forse, ma non nel nostro Paese), a partire da quella previdenziale. A colpirmi di più, però, è stato Giuliano Amato, illustre accademico, ma soprattutto (e non è un caso), uomo di governo, che col debito ha avuto a lungo a che fare, e in momenti non facili della storia repubblicana, con il Belpaese a un passo (e forse oltre) dal baratro. Il quale non è andato troppo per il sottile.
La ricetta è semplice. Amato parte proprio dal dato dei 20 mila euro di debito pro capite. Facciamo pagare, sostiene, esattamente questa cifra al 30 per cento degli italiani più ricchi. Il debito verrebbe tagliato di un terzo, portandolo intorno all’80% del Pil. Con effetti facilmente immaginabili sulla spesa per interessi, zavorra insopportabile per i nostri conti pubblici. Proposta indecente, come sostiene la mia pugnace collega? E perché?

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