Dante ingabbiato, boiata pazzesca

Sarà anche costato poco (?) come sostengono gli organizzatori scaricare un po' di sabbia e di ponteggi davanti al Palazzo della Provincia Autonoma di Trento (non bastava allora far fare un tour all'ex Michelin per vedere una sfilza di cantieri?), ma l'impressione condivisa da tutti o quasi quelli che passano di lì è che quell'ammasso di ferraglie sia qualcosa di sgradevole, di fastidioso, oltre che di brutto, e che con l'arte non abbia niente a che fare. Risveglierà la memoria? Forse. La memoria di quando l'arte aveva ancora qualcosa da trasmettere. E non si accontentava della banalità. Peraltro anche cara, visto che il cosiddetto monumento costerà la bellezza di 110.000 euro, di cui 50.000 pagati dai cittadini contribuenti

di Pierangelo Giovanetti

Caro direttore, leggo sull'Adige che la «recinzione quadrangolare di sacchi di sabbia alta otto metri tutt'intorno al monumento di Dante», a Trento nell'omonima piazza, recinzione in allestimento con non poco dispendio di energie e di risorse, presumo anche economiche, sarebbe motivata dalla necessità di fare scomparire momentaneamente il monumento per «farlo riapparire più vivido nella memoria del cittadino». Se questa è l'idea artistica che motiva la suddetta recinzione quadrangolare, mi permetto di rivolgere un modesto suggerimento all'artista Lara Favaretto ed al suo «sponsor» Andrea Viliani, neodirettore della Galleria Civica. Lo stesso risultato si sarebbe potuto ottenere ricoprendo la statua, basamento incluso, con un più modesto ed economico telo, eventualmente colorato per aggiungere un tocco cromatico al tutto. Anche con questo accorgimento si sarebbe fatto momentaneamente scomparire il monumento e si sarebbero fatte nascere «domande all'ignaro passante». In più un telo avrebbe il vantaggio di fare riapparire il monumento al momento voluto in modo rapido e spettacolare, quasi una seconda solenne inaugurazione, possibilmente in presenza di pubblico ed autorità e con l'accompagnamento della banda musicale. Tutto ciò diventa improponibile se la riapparizione richiede i tempi lunghi e l'utilizzo di attrezzature da cantiere per rimuovere la montagna di sacchi di sabbia. Mi rendo conto che quanto scrivo potrà essere considerato come una banale «provocazione» e come tale ignorato dagli attori della «barriera» che si erge «simbolicamente a difesa ed a protezione della scultura», ma come cittadino di Trento, innamorato delle bellezze artistiche di questa città, ritengo doveroso esprimere le mie perplessità davanti alla ben più consistente «provocazione» che la barriera di sacchi di sabbia mi imporrà in nome di una discutibile installazione artistica.
 
Giovanni Soncini - Villazzano
 
piazza danteHo incrociato un camion, tre assi con una poderosa gru, carico di sacchi di sabbia. Tutti uguali, tutti nuovi. Per caso abbiamo fatto la stessa strada, io però non mi sono fermato in piazza Dante. Lui sì. Doveva scaricare centinaia sacchi di sabbia su una struttura talmente avveniristica e futurista, tal da chiamarla opera d'arte, ma che, a tutti gli effetti, mi è sembrata proprio una comunissima impalcatura da cantiere. E con quella sottospecie di incrocio di ferri e piastre, caricati di artistici sacchi di comunissima (almeno spero!) sabbia, si vuol, in nome dell'arte, nascondere, coprire, uno dei simboli della trentinità: il monumento a Dante. Altro che indicare i confini della Patria: in questo preciso momento indica agli ideatori di tale opera le rive dell'Adige, nelle cui fresche acque possono trovare refrigerio, raffreddando il cervello (se esiste) che, come un computer surriscaldato, può, in effetti, dare i numeri. Quel che sorprende è che l'amministrazione comunale abbia acconsentito alla realizzazione di quello che si ritiene una costosa pagliacciata, con la quale a parer mio e di molti altri, non si riqualifica certo la nostra città, che nelle stime dei ricercatori di benessere, è finita quasi in fondo alle classifiche. Lo stesso sindaco ha da poco messo in discussione perfino l'uso della piazza Duomo alle manifestazioni rumorose, ai concerti, forse alla stessa Fiera di S.Giuseppe, onde non deturpare la piazza ed i suoi monumenti: ma per Dante no, nessuna remora, copritelo pure. Nasce poi spontanea la domanda: chi paga? Migliaia di sacchi di sabbia non sono «a gratis»: qualcuno li ha acquistati e riempiti. Ben sapendo che la Protezione Civile, debitamente interpellata, ha risposto «picche», chi sta lavorando a riempire sacchi? Qualche cooperativa? I ragazzi del coro? Il consiglio comunale? I vigili urbani? I pompieri volontari? I permanenti? Ruggero Bortolotti - Cognola L ' opera d'arte (o presunta tale) del monumento a Dante ingabbiato dalle impalcature e circondato di sacchi di sabbia, fa parte di quella concezione dell'arte intesa non come appagamento del Bello o trasmissione del Genio, ma semplice provocazione. E non c'è niente oggi di più conformista che fare provocazioni, visto che tutti, oggi giorno, fanno provocazione, cercano di scandalizzare, si sforzano di inventarle tutte, ma proprio tutte (dalle lavatrici in piazza Duomo, ai manichini di bambini impiccati agli alberi) per far colpo. A prescindere se si tratti di una «boiata pazzesca», come la definirebbe il ragionier Fantozzi, o abbia veramente qualcosa da comunicare. Passando per piazza Dante viene da pensare che effettivamente l'arte contemporanea non abbia più niente da dire, che la vena si sia esaurita da lungo tempo e che, consapevole ormai della propria sterilità, ormai annaspi nel vuoto (di idee, di senso e di contenuti). Sarà anche costato poco (?) come sostengono gli organizzatori scaricare un po' di sabbia e di ponteggi davanti al Palazzo della Provincia Autonoma di Trento (non bastava allora far fare un tour all'ex Michelin per vedere una sfilza di cantieri?), ma l'impressione condivisa da tutti o quasi quelli che passano di lì è che quell'ammasso di ferraglie sia qualcosa di sgradevole, di fastidioso, oltre che di brutto, e che con l'arte non abbia niente a che fare. Risveglierà la memoria? Forse. La memoria di quando l'arte aveva ancora qualcosa da trasmettere. E non si accontentava della banalità. Peraltro anche cara, visto che il cosiddetto monumento costerà la bellezza di 110.000 euro, di cui 50.000 pagati dai cittadini contribuenti.
 
p.giovanetti@ladige.it

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